I Da Correggio erano i signori feudali di questo territorio già intorno all'anno mille. Dal 1452 ottennero il titolo di Conti e infine nel 1616 Siro ebbe il titolo di Principe. Nel 1630 ne fu però privato dall'Imperatore con l'accusa di avere emesso moneta contraffatta. Certamente la zecca di Correggio era stata gestita in maniera equivoca, ma questa sentenza fu probabilmente viziata dalla volontà di Vienna di aumentare la propria influenza nella zona e di rimpinguare le casse vuote dell'erario, rivendendo il feudo.
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I Conti Camillo e Fabrizio | Il Principe Siro | |
A Correggio, come accadeva anche in alcuni domini feudali di quel tempo, la sovranità non passava in modo unitario al maschio primogenito, ma era affidata in modo
consortile a tutti i figli, con il rischio di indebolire il già piccolo stato.
Il titolo di Conti di Correggio si trovò dunque spartito tra i componenti della famiglia tra il 1559 e il 1616, sino a quando Siro divenne Principe.
L'elevata mortalità di quei tempi riportava il feudo a un piccolo numero di eredi. Anche quello di Correggio si trovò pertanto nelle mani del solo Camillo (1569-1605) e poi passò definitivamente a Siro (Conte 1605-1616; Principe 1616-1630).
L'araldica di questa famiglia fu uno degli strumenti più importanti nell'eseguire le contraffazioni monetarie.
Gli stemmi associati ad altre immagini, erano il sigillo di garanzia della bontà di una moneta.
I primi stemmi che comparvero nel medioevo erano solo quelli dei grandi feudatari; poi si diffusero e fu necessario complicarli sempre di più, per poter distinguere tra loro l'infinito numero di famiglie che ne facevano sfoggio.
Lo stemma originario dei Da Correggio era abbastanza semplice e simile a quello degli Absburgo: una fascia d'argento in campo rosso.
Talvolta sul cimiero era raffigurata una testa di cane con collare e lingua sporgente.
Come ha riportato G. Fabbrici, alcuni cronisti medievali correggesi
vollero dare una spiegazione alla presenza della testa di cane: essa avrebbe preso origine dalla battaglia in cui l'esercito guelfo guidato da Giberto Da Correggio sconfisse quello dell'Imperatore Federico II nel 1249. Le forze guelfe erano assediate dentro Parma dall'esercito imperiale, ma con una sortita improvvisa colsero di sorpresa e sconfissero gli imperiali, sbandati per la mancanza dell'Imperatore allontanatosi per andare a caccia. Per ricordare questa vittoria Giberto avrebbe posto un cane da caccia sul proprio cimiero.
Nel 1452 l'Imperatore Federico III d'Asburgo, nel corso di un suo soggiorno a Ferrara distribuì ad alcuni feudatari italiani diversi titoli nobilari, che gli furono ben retribuiti. Gli Estensi vennero promossi da Marchesi a Duchi. Ai Da Correggio diede il titolo di Conti permettendo di aggiungere al vecchio stemma un'aquila imperiale nera coronata in campo d'oro, posta tra due leoni rampanti d'oro in campo azzurro e con giglio d'oro sul capo.
Nel 1559, i Da Correggio, che avevano appoggiato il partito imperiale, ottennero dall'Imperatore Ferdinando I l'elevazione di Correggio al rango di
città e la facoltà di battere moneta di cui usufruirono solo 10 anni dopo.
Nel 1580 ottennero di aggiungere al loro cognome il predicato
D'AUSTRIA e lo stemma fu modificato un'altra volta, lasciando le solite figure, ma adattandolo alla moda del tempo che preferiva gli scudi inquartati.
Quando Siro acquisì il titolo di Principe del Sacro Romano Impero nel 1616, complicò ulteriormente lo stemma comitale inserendo nella parte sommitale, la nuova aquila imperiale bicipite.
Gli Absburgo vollero evidenziare la convivenza nel Sacro Romano Impero di due nazionalità diverse di pari dignità, cioè quella austriaca e quella ungherese. Aggiunsero all'aquila imperiale una seconda testa come aveva fatto in passato l'impero bizantino che voleva evidenziare la riunione fatta da Giustiniano dell'Impero Romano d'Occidente con quello d'Oriente.
La porzione inferiore dello stemma è divisa in sei parti, chiamate
quartieri.
Nel primo e nel sesto, si trova la vecchia aquila nera coronata, su fondo d'oro; nel secondo una correggia nera su fondo rosso, cioè il collare con guinzaglio di un cane che poi è raffigurato nella parte inferiore su fondo azzurro e che corrisponde al quinto quartiere.
Nel terzo e quarto quartiere il fondo è azzurro, sormontato da un leone d'oro con un giglio sul capo. Al centro, nel cuore dello stemma cioè nella parte principale, si trova ambiguamente lo stemma rosso fasciato d'argento, comune sia alla casa imperiale che a quella dei Da Correggio.
Talvolta vi fu un uso assai disinvolto del linguaggio araldico con risultati sconcertanti come le contraffazioni di due giulii papali di Bologna, ottenute creando uno stemma in cui compare una sola delle figure che componevano lo stemma ufficiale dei Conti.
Nel primo caso è stata utilizzata solo un'aquila per simulare il drago dello stemma di Gregorio XIII. Nel secondo caso è raffigurato solo un leone per simulare lo stemma del pontefice Sisto V.
Questi cinque stemmi sono una fantasiosa opera truffaldina che aveva lo scopo d'imitare meglio alcuni stemmi stranieri. Talvolta, alcuni elementi tipicamente correggesi sono stati rimescolati all'interno delle partizioni dello stemma.
Altre volte sono stati reinterpretati: ad esempio la
correggia della moneta B, fu disposta a serpente per imitare il biscione di Milano. Nella stessa moneta vediamo anche raffigurato un sole molto simile a quello oggi presente nello stemma del Comune di Correggio; però è incerto se l'origine sia la stessa perchè quello del Comune sarebbe comparso per la prima volta in un sigillo del 1635, cioè dopo la fine del principato di Siro.
Nella moneta A, compare un uccello appollaiato sopra un ramo, ma anche, come evidenziato da G. Fabbrici, una strana figura che potrebbe essere la prua di una nave a remi o, più probabilmente, un cilicio, simbolo di penitenza.