iutprando 712-744. Figlio di Ansprando, cattolico. In un primo tempo consolida il proprio potere, togliendo autonomia ai Duchi, centralizzando le funzioni amministrative ed emanando nuove leggi. Associa al trono nel 737 il nipote Ildeprando.
Approfittando della Crisi iconoclastica, nella quale si schiera dalla parte del Papa contro l’editto iconoclasta dell’Imperatore d’Oriente Leone l’Isaurico, combatte i Bizantini dell’Esarcato occupando la Romagna e assediando Ravenna nel 737 (H.L., IV, 9).
Il Papa Gregorio II, comprendendo come tale impresa avrebbe potuto portare all’unificazione dell’Italia sotto i Longobardi e alla continuità territoriale dai possessi del nord fino a Benevento, preferisce accordarsi coi Bizantini di Ravenna, anche se diviso da essi sulla questione dell’iconoclastia, e suscita inoltre la ribellione dei Ducati di Spoleto e Benevento contro Liutprando.
Questi giunge in armi fin nei pressi di Roma ma, minacciato di scomunica, si accorda col Papa e gli dona Sutri, stabilendo così un effettivo, anche se limitato, potere temporale, se si considera falsa la Donazione di Costantino.
Dopo la morte di Gregorio II, anche il suo successore, Papa Gregorio III cerca di contenere l’espansionismo di Liutprando, ma questi attacca nuovamente l’Esarcato e stringe d’assedio Ravenna, che viene liberata per l’intervento dei Veneziani.
Combatte anche contro i Duchi di Spoleto e Benevento, che, appoggiati dal Papa, gli si ribellano, e in particolare contro Trasamondo, Duca di Spoleto, che si rifugia a Roma; Liutprando allora minaccia per la seconda volta la città (739), il Papa Gregorio III chiede aiuto contro Liutprando a Carlo Martello, re dei Franchi, senza pero' ottenerlo a causa degli obblighi che il Re dei Franchi ha nei confronti dei Longobardi, che l’hanno sostenuto nella lotta contro gli Arabi in Provenza.
Liutprando riprende la lotta contro i Ducati di Spoleto e di Benevento ma viene costretto a recedere dal Papa Zaccaria con i "Patti di Terni" (742), con i quali si impegna a restituire i territori conquistati.
Fu alleato di Venezia, nostanti i forti vincoli, anche militari - come abbiamo visto in occasione dell’assedio di Ravenna - che ancora sussistevano tra la città lagunare e l’Impero d’Oriente e assicurò agli abitanti della laguna il rispetto dei loro confini di terraferma.
Fu considerato uomo coraggiosissimo: Paolo Diacono ci narra come sfuggì a un tentativo di assassinio da parte di un parente, accorgendosi che questi, invitato a pranzo, portava una corazza sotto la tunica.
Favorì i cattolici anche per calcolo politico. Emanò nuove leggi destinate ad aggiornare e integrare l’Editto di Rotari, per un totale di dodici volumi divisi in 153 capitoli.
Morì durante una ripresa della lotta contro i Bizantini e non riuscì a realizzare il suo progetto; l’unità politica della Penisola.