si quis sine iussionem regis aurum figuraverit aut monetam confixerit, manus ei incidatur Editto di Rotari (643) cap. 242
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"Arslan E. A., 1978", nel conio di monete a nome di Giustiniano I, morto nel 565: tutti conoscono i tempi di sopravvivenza della circolazione monetaria rispetto all'autorità emittente, e non è quindi affatto strano, ma al contrario conferma della nostra ipotesi di accettabilità, il fatto che venissero battute dai Longobardi monete simili a quelle più diffuse. Cio' considerando anche la lentezza con cui le monete dei nuovi Imperatori potevano sostituirsi a quelle precedenti, specie in un territorio occupato e in condizioni di belligeranza. Non a caso si inizia a battere moneta recante il nome di un sovrano contemporaneo (Maurizio Tiberio) solo nel periodo del regno di Autari, che coincide con un rafforzamento del potere regio rispetto all'autonomismo dei Duchi e con cui inizia il tentativo di unità politica e territoriale del Regno.
Nessun problema, contrariamente a quanto si dice nel
MARINVS MON - TREMISSE |
Un mutamento sostanziale si attua nella monetazione aurea bizantina a partire da Cuniperto, figlio di Bertarido, associato al padre dal 678 e Re dal 688 al 700. Prima inserisce il proprio nome con l'attributo di REX al dritto e al rovescio, e mantiene la Nike alata dei tremissi precedenti, poi essa si trasforma nell'immagine di San Michele con il busto ed il nome del Re solo al dritto: è il segno definitivo dell'autorità regia dei Longobardi e della possibilità di imporre ormai la accettazione delle loro emissioni - punto d) delle premesse fondamentali - garantita anche dal titolo e dal peso di queste monete completamente nuove.
San Michele era oggetto di particolare culto da parte dei Longobardi, ma nelle intenzioni di Cuniperto assume forse anche un significato relativo alla politica interna. Nella lotta, anche religiosa, che contrapponeva i Longobardi ariani, autonomisti e sostenitori di un governo forte nei confronti dei vinti, alla fazione dei Longobardi cattolici, centralizzatrice e tendente all'unificazione, la scelta di San Michele, venerato da entrambe le fazioni, può aver avuto un intento di unificazione e pacificazione, perfettamente compatibili con la politica di Cuniperto e del padre Ariperto.
Cuniperto: tremisse con S. Michele |
La novità quindi non va identificata tanto nel fatto iconografico, quanto nel dato storico. Con Bertarido e Cuniperto inizia a consolidarsi la politica centralizzatrice di cui Rotari aveva posto le basi, col suo Editto, anche dal punto di vista della monetazione (Gualazzini U., 1961). E tale tendenza evidentemente influì sui rapporti economici, sulla circolazione monetaria e sui commerci.
Per quanto riguarda il capitolo 242 dell'Editto di Rotari, che abbiamo citato in apertura, proponiamo - per inciso - di tradurre con "effigiare" il verbo latino "figuro" ("figuraverit") e, consci di gettare un sasso nello stagno, di compiere una provocazionee di proporre una forzatura, ipotizziamo, in alternativa, la relazione del genitivo "regis" con "aurum" anziche' con "iussionem". Non va dimenticato inoltre che Bertarido aveva stipulato un trattato di pace con Bisanzio, e ciò può aver influito sul definitivo chiarimento della questione iconografica nella monetazione.
Dopo Cuniperto la moneta longobarda tende a decadere dal punto di vista stilistico e formale: le immagini appaiono sempre più stilizzate, il titolo dell'oro si abbassa (e forse ciò dipende anche dalla minore disponibilità del metallo che giungeva dalle coste dell'Africa settentrionale, progressivamente assoggettate all'espansione araba). La moneta si assottiglia e aumentano quindi le dimensioni del tondello. Durante il regno di Liutprando (712-744) vengono coniati tremissi da zecche cosiddette autonome, ed essi presentano tipologie diverse rispetto alla tradizione, del tipo detto stellato, dal simbolo simile alla
Tremisse di Lucca | Tremisse di Pombia | Tremisse di Pavia |
Anche il titolo e il peso subiscono variazioni (al ribasso).
La semplificazione diviene estrema con le monete di Rachis, in cui al busto viene sostituito il monogramma, forse anche per influenze franche. Di fronte a tale scadimento sembrano far eccezione le monete che Astolfo (749-756) fece battere per Ravenna, dopo averla conquistata e ben presto perduta; ma qui possiamo supporre che agli incisori e ai coni bizantini della sede esarcale, più che al desiderio di accettabilità da parte dei Ravennati, vada il merito della qualità stilistica e monetaria di quelle monete.
monetazione per Ravenna |
Le monete di Desiderio (756-774) assumono diverse tipologie a seconda della zecca: monogramma al dritto e San Michele, molto stilizzato, al rovescio nelle zecche del Nord, il nome e la stella nelle zecche toscane.
La sconfitta e la distruzione del Regno longobardo portano una nuova moneta, il tremisse stellato, tipologicamente del tutto longobardo, col nome di Carlo, che e' ormai Re dei Franchi e dei Longobardi.
Un discorso a parte, che qui è possibile solo accennare, va fatto per le monete ducali di Benevento, che non cessano mai, quasi in segno di spregio per i tentativi di unificazione del potere regio centrale, di ispirarsi ai modelli bizantini. Tale monetazione prosegue quindi anche dopo la conquista franca di Carlo, che intende mantenere un diverso atteggiamento nei confronti di quel Ducato che può dimostrarsi un valido alleato; ancora per un secolo Benevento manterrà la moneta aurea, ma poi verrà fagocitata, con gli ultimi ricordi del popolo longobardo, nella cultura occidentale e adotterà la monetazione argentea.
Godescalco 739-742 | Gisulfo II 742-751 | Grimoaldo III 792-806 |
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