"Maul" in lingua tedesca significa muso, bocca , mentre "tasch" - come termine dialettale - e' traducibile con "tasca", "borsa". Da cui "Maultasch".
Avere un appellativo di questo genere per una donna non e' certo piacevole. Gli inglesi
hanno usato un nome un po' meno spregiativo: "Ugly", che significa generalmente "brutta".
Sono appunto questi i termini usati per Margarethe von Tyrol-Görz (1318-1369), detta solitamente la "Maultasch".
Il suo ritratto eseguito da Sir John Tenniel mostra la Duchessa nelle sue illustrazioni in "Alice nel Paese delle Meraviglie" e Lion Feuchtwanger utilizza la sua storia nella novella "The Ugly Duchess".
Secondo un detto di Boris Makaresko, lo scemantico della lingua italiana, si potrebbe dire che "era cosi' brutta che quando nacque il dottore sculaccio' il padre" oppure che "era cosi' brutta che quando entrava in una stanza, i topi saltavano sulla sedia".
A Terlano esiste una strada con una brutta curva che e' stata chiamata "curva Maultasch" in quanto impegnativa e pericolosa.
Malgrado cio', la bruttezza di questa donna non fu mai dimostrata; anzi si e' propensi a credere che la diceria della sua deformita' sia piuttosto dovuta o al desiderio di farla apparire cosi' oppure per la sua supposta malvagita' interioriore d'animo. E' piu' probabile invece che si sia messa in giro la diceria della sua infermita' perche' c'era il forte interesse di riuscire a cancellare dall'animo della popolazione tirolese l'attaccamento alla vecchia dinastia comitale.
Pur con queste dicerie, fu donna estremamente importante per gli avvenimenti storici riguardanti il Trecento nell'Italia settentrionale e nella storia delle lotte degli Asburgo contro i Tirolesi: la si puo' ben paragonare ad una Matilde di Canossa (1046-1115) per i fatti italiani o ad una Elisabeth von Görlitz (1390-1451) per il Lussemburgo. La leggenda la dipinge come una donna di grande potere, cattiva e maligna.
A grotesque old woman
Portrait of an Old Woman
The Ugly Duchess
Quentin Massys (1456-1530)
oil on oak (1513)
National Gallery, London
Non si puo' ovviamente parlare di questa donna senza ricostruire la storia del suo Casato al quale essa e' intimamente legata.
I Conti del Tirolo, incominciarono a lottare fin dalla decadenza dell'Impero di Carlo Magno, nel Novecento, contro una nobilta' indipendente che risiedeva nel cuore delle Alpi. Fu solamente nel 1248 che il Conte Alberto III del Tirolo riusci' a impossessarsi delle contee di Trento e di Bressannone e ad ottenere la potesta' di protezione nei vescovadi della Val Pusteria e dell'Inn. E fu appunto per questo che tale anno viene comunemente considerato l'anno di nascita del Tirolo.
Non avendo eredi maschi il Conte Alberto III del Tirolo (1190-1253), nomino' come suoi successori il genero Gebhard von Hirschberg e Mainardo III di Gorizia. Costoro, alla sua morte, si divisero i territori ereditati. Al primo andarono l'Alta Valle dell'Isarco e la Valle dell'Inn, al secondo la Valle dell'Adige, la Media e Bassa Valle dell'Isarco e la Val Pusteria. Quindi il Tirolo passo' a Mainardo I (Mainardo III di Gorizia, 1253-1258) e poi a suo figlio Mainardo II (1258-1295).
Quest'ultimo raggiunse la massima espansione e potenza della Contea. Egli diede alla Regione un'amministrazione estremamente valida e moderna e fra l'altro, fece costruire la Zecca a Merano, affidandone la gestione ai fiorentini, i migliori banchieri dell'epoca.
Mainardo II, vero discendente del grande nonno Alberto III, aveva grandi doti intellettuali e politiche, era equilibrato e tatticista. Alla morte precoce del padre, in un primo momento i due fratelli, Mainardo ed Alberto regnarono insieme, poi, nel 1271, divisero la loro eredita'. Alberto ottenne la sua terra originaria, Gorizia, con la Val Pusteria e Mainardo II il Tirolo.
Tra il 1271 ed il 1295, Mainardo II compro' i territori della Valle dell'Inn, che erano proprieta' di suo zio Gebhard von Hirschberg e potenzio' il proprio potere in Tirolo, togliendo al potere dei vescovi, via via i loro castelli ed i loro territori, riunendo in un potere unico tutto il territorio compreso tra l'Inn, l'Adige e l'Isarco.
L'espansione territoriale del Tirolo ebbe termine appunto con Mainardo II. Nel 1307 i suoi figli fecero un accordo con i vescovi di Bressanone e di Trento, ai quali rimase un territorio molto ridotto.
Nel 1315 Enrico III, ultimo figlio di Mainardo II, acquisto' la giurisdizione di Tures in Pusteria, nel 1373 Primolano ed ancora piu' tardi alcuni terreni della Valsugana.
Enrico III e' il padre di Margarethe von Tirol detta la "Maultasch".
Rimasto vedovo per la seconda volta, Enrico III ha solo due figliolette in tenera età: Margarethe, nata nel 1318, ed Adelaide, che non avra' alcun ruolo di rilievo e di cui ben poco si conosce.
La mancanza di eredi maschi attira sul Tirolo e sul Duca le interessate attenzioni dei tre maggiori casati centro-europei: i Wittelsbach di Baviera, i Lussemburgo di Boemia e gli Asburgo d'Austria.
Tra il 1286 e il 1335 i Conti tirolesi divennero anche Duchi della Carinzia.
Essendo i domini di Enrico III del Tirolo per la quasi totalità di origine feudale, le figlie, in quanto femmine, non avrebbero potuto ereditarli; i loro eventuali consorti invece avrebbero avuto buone probabilità di ottenere il consenso regio alla successione nei feudi stessi, e, in ogni caso, avrebbero acquisito i cospicui beni allodiali del Tirolo.
E' proprio per questo che la contessa Margarethe von Tirol, figlia di Enrico III, fu costretta all'eta' di 12 anni a sposare Giovanni Enrico di Boemia (9 anni), secondo la ferrea regola della nobilta', che consentiva i matrimoni di interesse per espandere i confini territoriali appartenenti alla famiglia. Così la Casa dei Lussemburgo concordo' il matrimonio tra la Contessina Margarethe e Giovanni Enrico di Lussemburgo-Boemia.
La morte improvvisa del duca Enrico III, avvenuta il 2 aprile 1335, lascia adito a vive preoccupazioni per il futuro della Contea e per la sorte dei due giovanissimi eredi: avendo costoro rispettivamente 17 e 14 anni, il Re Giovanni di Boemia, padre del ragazzo, dovrebbe ora assumere - in forza dell'accordo a suo tempo stipulato con il duca Enrico - la loro tutela e la reggenza dei loro domini. Ma il Re era immobilizzato a Parigi per una ferita riportata in un torneo, e non poteva muoversi per qualche tempo.
In tale frangente apparve ovvio che le redini del governo tirolese venissero assunte almeno
provvisoriamente dalle sole persone che avevano dimestichezza con gli affari politici regionali, cioe' dal gruppetto dei nobili gia' consiglieri e collaboratori del Duca, ed in particolare dal Burgravio di Tirolo, Volkmar di Burgstall, e dal Capitano Regionale dell'Adige, Enrico di Rottenburg. La Carinzia rimase ancora affidata al Maresciallo Konrad von Aufenstein.
Così avvenne, ma si trattava pur sempre di un governo precario, senza riconoscimenti ufficiali, per cui si sentì la necessita' di un valido appoggio esterno, o almeno di assicurazioni che placassero i timori di aggressioni o di altri interventi ostili.
A tale scopo si penso' ingenuamente di ricorrere ai due maggiori potentati centroeuropei inviando un messaggero, nella persona dell'Abate di Viktring, ai Duchi d'Austria e all'Imperatore Ludovico il Bavaro, per chiedere la loro protezione.
Il ricorso ai due potentati del centro-Europa e' spiegabile solo con il fatto che nel Tirolo si era completamente all'oscuro di quanto essi avevano concordato cinque anni prima, in caso di morte del Duca Enrico III: la spartizione, cioè di tutti i domini e possessi del Duca, in modo da stornare a loro favore quegli acquisti territoriali che il Re di Boemia credeva di aver assicurato con il matrimonio al proprio Casato.
Ora, a un mese dalla morte di Enrico III, l'Imperatore e il Duca Ottone d'Asburgo si incontrarono a Linz per riconfermare i patti intercorsi e per concordare un piano di attuazione dei medesimi. Il Sovrano conferisce subito ai Duchi d'Austria non solo l'investitura del ducato di Carinzia, della Carniola come in precedenza convenuto, ma anche quella del Tirolo meridionale, eccettuato l'alta Val d'Isarco, che egli riserva ai propri figli assieme a tutto il bacino tirolese dell'Inn. Le due parti s'impegnano a darsi vicendevole aiuto nell'occupazione dei territori anziddetti e a concedersi reciprocamente il libero passaggio attraverso i medesimi.
I duchi d'Austria non hanno difficoltà ad occupare le regioni loro assegnate, dato che il
maresciallo della Carinzia, Konrad von Aufenstein, è passato prontamente dalla loro parte; ma quanto al Tirolo, il Bavaro e gli Asburgo non hanno sufficientemente considerato il Casato di Lussemburgo.
La nuova missione dell'Abate di Viktring, che doveva spiegare la situazione, non ha alcun successo: le disastrose notizie che egli reca a
"Castel Tirolo", sede dei due giovani Conti, non producono alcun scoramento e indecisione; anzi conseguono l'effetto opposto. I Nobili si stringono intorno ai due eredi, ben decisi a difenderne i diritti e ad opporsi con la forza non solo allo smembramento del Tirolo, ma anche al distacco della Carinzia e delle altre terre.
In quel critico anno 1335, l'iniziativa politica nel Tirolo è dunque nelle mani di un gruppetto oligarchico nobiliare, che si afferma proprio allora come una forza che i Principi dovranno tenere in debito conto e con la quale essi si troveranno per alcune generazioni ora in accordo, ora in conflitto. Al momento i nobili sono comunque su posizioni decisamente legittimiste..
Nel frattempo ha fatto ritorno in Boemia il Re Giovanni, che procede subito a minacciosi preparativi di guerra contro l'Imperatore Ludovico il Bovaro e gli Asburgo, ma poi si affretta a recarsi in Germania per concludere un armistizio con l'Imperatore Ludovico il Bavaro.
Tale sconcertante comportamento produce nel Tirolo non poca delusione e inquietudine, specialmente quando si propaga la voce che il Re Giovanni intenderebbe rinunciare per conto del figlio e della nuora e a favore del Bavaro a tutti i diritti sul Tirolo, sulla Carinzia e sugli altri territori pur di ottenere per il figlio maggiore, Carlo, l'investitura della Marca del Brandeburgo.
Sollecitato dai Tirolesi a fornire spiegazioni e ad intraprendere finalmente qualcosa di concreto in loro aiuto, il Re Giovanni smentisce le voci e manda nel Tirolo il figlio Carlo, ora ventenne, per assumere in sua vece la tutela del fratello Giovanni e della cognata nonché la direzione politica del Paese.
Intanto il matrimonio tra Margharethe e Giovanni Enrico era naufragato ed ella approfittò dell'assenza del marito per organizzare contro di lui la rivolta dei nobili tirolesi.
Nel 1341 la Contessa impedì al Conte di rientrare al castello e lo ripudio', chiedendo anche l'annullamento del matrimonio.
L'Imperatore Ludovico il Bavaro, approfitto' subito di questa situazione, concordando un nuovo matrimonio tra suo figlio Ludovico del Casato Ducale dei Wittelsbach di Baviera con la Contessa Margarethe.
Nonostante il primo matrimonio non fosse stato ancora sciolto dalla Chiesa cattolica ed essendovi quindi odore di scomunica da parte del Papa, l'Imperatore riuscì a trovare il modo per far celebrare in semi-clandestinita' la cerimonia.
Con il matrimonio di Margarethe con Ludovico, nel 1342, la contea di Tirolo passo' così dal Casato dei Lussemburgo alla Signoria bavarese. Il nuovo Signore seppe gestire con la massima accortezza le esigenze di autonomia della nobiltà tirolese.
Nel 1343 il Papa Clemente VI (1342-1352), residente "in esilio" ad Avignone, scomunico' dunque la coppia di sposi unitamente all'Imperatore, reo di aver conquistato i territori di Feltre e Belluno a Carlo di Boemia e di aver tolto Margarethe al suo primo e ancora legittimo marito, il cui Casato era molto legato alla Chiesa.
Giovanni Enrico intanto era ritornato in Boemia, ma il suo energico ed ambizioso fratello Carlo (poi imperatore Carlo IV) non digerì l'onta e il danno inferti al suo Casato e mosse guerra ai Wittelsbach, sostenuto dal Papato, da varie signorie padane, dai vescovi di Trento e di Coira e da una parte dei nobili e ministeriali tirolesi.
Carlo giunse a cingere d'assedio lo stesso
Castel Tirolo, difeso da Margarethe con un esiguo presidio in assenza del Margravio, che si doveva spesso assentare per difendere i suoi territori. Ma il sollecito rientro di quest'ultimo dal Brandeburgo lo costrinse a togliere l'assedio e a ritirarsi a Trento, non senza aver prima messo a ferro e a fuoco città e borghi della Val d'Adige (primavera 1347).
Carlo non osò più affrontare direttamente Ludovico, ma riuscì a togliergli Feltre e Belluno, fomentando senza sosta tra i nobili tirolesi la guerriglia contro il Margravio, largheggiando in promesse e in assegnazioni di terre e castelli dell'avversario a coloro che si fossero schierati dalla sua parte.
Frattanto il Papa Clemente VI spingeva la maggioranza dei Principi Elettori tedeschi a dichiarare deposto lo scomunicato Imperatore Ludovico il Bavaro ed a designare al trono germanico proprio Carlo di Boemia, con il nome di Carlo IV.
Ludovico non si dette tuttavia per vinto, e la potente signoria alpina del Tirolo divenne cosi' il centro della disputa tra il papato, i Lussemburgo e i loro sostenitori da una parte ed il vecchio Imperatore Ludovico ed i suoi figli dall'altra.
La situazione vede ora lotte intestine con il Margravio Ludovico impegnato per alcuni anni nella guerriglia contro quei nobili tirolesi parteggianti per Carlo IV e sostenuti dai vescovi di Trento e Bressanone.
La guerra finirà in un nulla di fatto, ma l'area tirolese non tarderà a farsi difficile per i Lussemburgo di Boemia.
Verso la fine del 1351, Ludovico di Wittelsbach era riuscito a sgominare la resistenza
della nobilta' tirolese ribelle, ma il suo valente condottiero e capitano generale del Tirolo, il Duca Corrado di Teck, venne assassinato a Monaco nel 1352. Il Margravio perse così un prezioso collaboratore; ma il Tirolo è ormai saldamente nelle sue mani, ed il Re Carlo IV ha perduto definitivamente la partita contro i Wittelsbach, benche' la morte dell'Imperatore Ludovico il Bavaro (1347) lo abbia lasciato unico titolare della Corona.
Ludovico e Margarethe ebbero un solo figlio maschio Mainardo III, che morì prestissimo all'età di 19 anni, lasciando la Contea senza eredi e preceduto poco tempo prima dalla morte dello stesso Margravio.
Non sapremo mai quale fosse veramente l'animo di questa enigmatica donna dopo la morte del marito e del figlio in così breve lasso di tempo. Dicerie popolari, riferite anche da qualche cronista, come il fiorentino Filippo Villani, indicano la "Maultasch" come rea di assassinio dei suoi congiunti: essa avrebbe avvelenato prima il consorte, del quale temeva le ire e le vendette per la sua vita licenziosa, indi il figlio che le avrebbe rinfacciato il suo crimine. Tale voci hanno dato la stura alle piu' cupe e incredibili leggende sul conto della "brutta duchessa", i cui lineamenti deformi avrebbero rispecchiato una mostruosa perversità morale.
Se la breve vita di Mainardo III, con la quale si estingue il ramo tirolese dei Wittelsbach, non ha lasciato traccia apprezzabile nella storia della regione, la sua morte improvvisa, quel 13 gennaio del 1363, avra' invece notevoli conseguenze politiche. Infatti, la scomparsa del giovane, avvenuta a soli sedici mesi da quella altrettanto improvvisa e misteriosa del padre Ludovico, spezza l'unione dinastica fra Tirolo e Baviera, che durava da ormai un ventennio. Per il Tirolo e' ora Margarethe, madre di Mainardo III, che rivendica i propri diritti ereditari sulla contea avita.
Ma Margarethe non seppe o non pote' governare senza il consenso dei Nobili piu' influenti e costoro furono pronti a volgere la situazione a proprio totale beneficio.
Già il 17 gennaio, a soli quattro giorni dalla morte di Mainardo III, Margarethe firmo' un atto con il quale rimetteva praticamente i poteri politici ed amministrativi nelle mani di un Consiglio di nove membri, quasi tutti ex consiglieri del figlio, capeggiati dal Capitano Generale Ulrico di Mazia. In particolare, si impegnava a non prendere alcun provvedimento che riguardi la destinazione ereditaria o la cessione a terzi della Contea, a non contrarre alleanze con altri Principi e a non conferire o togliere ad alcuno incarichi politici o amministrativi senza il benestare del Consiglio.
La speranza di poter mettere prima o poi le mani sul Tirolo aveva indotto gia' Alberto II, detto il Saggio (1330-1358), Duca di Carinzia e Stiria, ad accostarsi il piu' strettamente possibile al Margravio Ludovico il Bavaro, stringendo con lui un patto di alleanza, e adoperandosi presso il Papa per ottenere l'assoluzione di Ludovico e di Margarethe dalla scomunica, la convalida del loro matrimonio e la legittimazione del figlio Mainardo.
Dopo la sua morte (1358) tale politica venne portata aventi dal figlio maggiore Rodolfo IV d'Asburgo, appena diciannovenne, ma animato da un vivissimo senso di responsabilita' verso il suo casato e da un dinamismo quasi febbrile. Dopo la prematura scomparsa del Margravio Ludovico (settembre 1361), l'Asburgo abile Principe, aveva cercato con tutte le risorse della sua diplomazia di sottrarre il giovanissimo Mainardo, suo cognato, al controllo dei Wittelsbach di Baviera, che lo tenevano in una sorta di larvato sequestro. Raggiunto il suo scopo con la fuga di Mainardo da Monaco ed il suo ritorno a Castel Tirolo, Rodolfo IV cerco', a quanto sembra, di ottenere da lui un formale atto di designazione ereditaria della Casa d'Asburgo per la successione nella contea tirolese nel caso che egli, Mainardo, fosse venuto a morte senza lasciare figli.
La morte improvvisa di Mainardo fece precipitare gli eventi:
Rodolfo IV possedeva un
"transunto", ovvero una copia abbreviata di un sorprendente documento che egli porto' subitamente in Tirolo. Era un atto recante la data del 2 settembre 1359 - il giorno in cui Margherita di Tirolo e il suo consorte Ludovico vennero assolti dalla scomunica e ricongiunti in matrimonio canonico - e con il quale Margherita designava i Duchi d'Austria quali eredi "del Tirolo e della terra dell'Adige" nel caso che il suo consorte, il figlio Mainardo ed essa medesima fossero deceduti senza lasciare discendenti.
Non abbiamo notizie intorno alle mosse di Rodolfo nei giorni successivi; esse furono comunque un vero capolavoro di diplomazia, visto che gia' il 26 gennaio egli vedeva coronate la sue capacita' da un successo che andava oltre le piu' rosee speranze: era riuscito ad acquisire il Tirolo per la sua Casa.
In quella data infatti Margarethe "Marchesa del Brandeburgo, Duchessa di Baviera e Carinzia, Contessa di Tirolo e Gorizia" cedeva
in perpetua, a titolo di donazione irrevocabile tra vivi e con l'assenso dei suoi nobili consiglieri, ai Duchi Rodolfo, Alberto e Leopoldo d'Austria tutti i suoi domini, possessi e feudi, riservandosi tuttavia il diritto di amministrare i medesimi in conto proprio vita natural durante.
I Duchi d'Austria potevano considerarsi con effetto immediato Conti del Tirolo e Signori di tutte le altre terre menzionate, e tutti i Vassalli, Funzionari, Cavalieri e Sudditi di ogni ceto erano tenuti a prestare ai nuovi Signori giuramento di fedelta' ed obbedienza.
In compenso i Duchi d'Austria si impegnavano a proteggere e difendere Margarethe contro chiunque e a garantire a tutti i sudditi e vassalli il possesso e il godimento dei beni feudi e benefici nonche' i diritti e le "liberta' " legittimamente posseduti fino a quel giorno.
Con questo atto, controfirmato per testimonianza e conferma da 14 Nobili, anche a nome e per conto di tutti gli altri sudditi di ogni ceto e condizione, si e' decisa la storia del Tirolo per cinque secoli e mezzo, cioe' fino allo smembramento dell'Impero Absburgico nel 1918.
Margarethe von Tirol mori' a Vienna il 30 ottobre 1369.