Nel 1130 a Friesach venne aperta una zecca che permise di monetizzare rapidamente la notevole quantità d'argento estratto dalle vicine miniere particolarmente produttive. Lo scopo in primis, per i proprietari, era quello di far lavorare alacremente in quanto per loro le monete rappresentavano solo una merce; di conseguenza il conio era primitivo ed essenziale. I denari frisacensi furono quindi facilmente ed immediatamente copiati da tutti i paesi confinanti, non appena il largo credito acquisito dalla loro bontà li fecero apprezzare al di sopra, sia pur di poco, del loro valore come metallo.
A Friesach l'emissione di monete non derivò quindi dalla volontà di trasformare il metallo di varie forme in un manufatto che fosse più utile al commercio: ciò che occorreva era ridurre l'argento in pezzi di peso regolare con conio di garanzia, senza la pretesa di aggiungervi valore, per commercializzare la massa di metallo che affluiva dalle miniere locali.
La storia delle monete frisacensi inizia nel 1045, quando l'Arcivescovo di Salisburgo ricevette in eredità dalla contessa Hemma (Himma, Emma) la città di Friesach con il suo piccolo territorio. Fin dal 1015 Hemma e suo figlio, il Conte Guglielmo, avevano ottenuto dall'Imperatore Enrico II°, il diritto di battere moneta. Alla morte di Emma gli Arcivescovi ricevettero dunque in dono, oltre a Friesach, anche questo diritto.


Ma non si deve dimenticare che anche a Friesach a battere moneta erano in tanti. La cosa era oltremodo sgradita e mal sopportata dall'Arcivescovo di Salisburgo che, con le sue rimostranze, ottenne nel 1195 a Milano, una sentenza che avocava a sè il diritto di monopolio delle monete nel territorio soggetto ai salisburghesi.
All'inizio del XIII°secolo l'Arcivescovo Eberardo II° di Salisburgo (1200-1246) cominciò, in accordo con Bernardo, Duca di Carinzia, l'emissione di denari (pfennigs), che divennero subito preponderanti nella circolazione metallica dell'Austria. I primi provenivano dalla zecca di Friesach, i secondi da quella di St.Veit. Queste monete, che i documenti, a partire dal 1190, chiamano frisacensi o frixacensi, portavano sul diritto un busto circondato dal nome , ed al rovescio un frontone di un tempio. I fianchi hanno la tendenza ad essere quadrati e portano tracce di martellate. Le legende sono frequentemente alterate.
Più tardi, sempre sotto l'Arcivescovado di Eberardo II° di Truschen (1200-1246), i denari di Friesach più caratteristici portano il suo nome , la sua effigie in piedi e, al rovescio, il busto alato di un angelo, circondato dalla legenda .
Malgrado il privilegio dato all'Arcivescovo, un gran numero di monete furono battute ugualmente da altre zecche, che furono aperte nei paesi vicini. Per lo più ciò avvenne verso sud, ad est di Lubiana, in Slovenia, a Graz, in Stiria. Imitarono i pfennigs i Signori di Krain, Enrico IV° di Andechs-Meran (margravio 1205-1228) ed il suo successore Federico II° di Stiria ed Austria (1229-1243). Enrico IV° conio' a Stein (Kamnik), Windisgratz (in W Slovenia - Gradic) e Gutenwört (Hrvatski Brod - Croazia).
Dopo il 1230 vi fu un'espansione molto rapida dei pfennigs. All'argento fu talora anche associato il rame (mixture). Nel 1318 Nicola di Friesach fece mescolare rame con argento per le monete da dare a Venezia.
La scoperta di nuove miniere d'argento fece scoppiare la febbre dei ricercatori. Così vennero trovate e super-sfruttate le miniere dell'Herz, a Freiberg e piccoli depositi nelle Alpi, nel Reno e nella Mosella; ritrovamenti furono segnalati in Sud-Tirolo. Ricerche fruttuose furono fatte eseguire anche dagli Arcivescovi di Volterra (Massa, Montieri).
Nelle prime decadi del XIII° secolo un alto numero di pfennigs, originali (di Friesach) e di "imitazioni" erano in circolazione come moneta corrente ufficiale in Friuli, nel Nord Adriatico, Dalmazia, Croazia, Slavonia fino all'Ungheria.

In tutto il Friuli č tutt'altro che infrequente il ritrovamento di denari coniati a Friesach o a questi ispirati. Il nome di Friesacher, Frisacensi e le varie deformazioni di questo nome, dovute all'adattamento ai diversi idiomi, si estese alle innumerevoli imitazioni che di tali monete furono fatte anche ad Aquileia e forse anche a Trieste. Le imitazioni circolavano indifferentemente assieme agli originali, come testimoniano i ritrovamenti.

Le monete aquileiesi di primo tipo (i denari cioè) furono imitazioni dei denari frisacensi, nella seconda metà del XII° sec. I Patriarchi che utilizzarono le frisacensi furono: Pilgrim I° (1130-61), Ulrico II°(1161-81), Gottifredo (1182-94), Pilgrim II° (1195-1204) e Wolfger (1209-1218). Poi con Enrico II° e con Alberto IV°, agli inizi del XIV° secolo, la moneta, pur conservando sia lo stile primitivo sia le caratteristiche tecniche delle precedenti, si carica dello stemma comitale. Praticamente le rare monete comitali proseguono fino ad esaurirsi con la serie dell'ultimo conte di Gorizia, Leonardo, le cui monete risentono l'influenza delle zecche austriache. Nasce infatti il denaro-tirolino "MONETA NOVA" che è piuttosto povero di arte monetaria. Per la serie di Leonardo vi č, probabilmente, ancora l'intervento della zecca di Friesach, fornitrice di monete per vari Principi del Sacro Romano Impero e per il Patriarcato di Aquileia. Bisogna però sempre ricordare che, per tutto il periodo della sovranità dei Conti di Gorizia, eccettuato il tempo di Leonardo, i Conti battevano moneta più per un fatto di prestigio che di mero bisogno commerciale.

Nei primi decenni del 1200, la Slovenia era l'estensione monetaria della Carinzia: nel Bacino di Lubiana vi era un forte influenza italiana, mentre attorno a Celje e Ptuj l'influenza era di origine germanica. Il traffico era basato sull'argento delle Alpi orientali e su quello tra Germania o Nord Italia ed Ungheria.
L'idea di Luschin von Ebengreuth era che una grande quantità di denari friesacensi passassero attraverso la Slovenia e la Slavonia dirette in Ungheria. La distribuzione dei ritrovamenti conferma una strada a Nord.
Gedai ha enfatizzato la via tra l'Ungheria e Venezia, basandosi sulle condizioni fatte da Endre II° nel 1227 e dal Doge nel 1226, che regolavano questo commercio. Una serie di ritrovamenti di tesoretti tra la Drava ed il Lago Balaton rispecchia le strade seguite dall'Italia verso l'Ungheria.
Su circa 28.000 Pfennigs ritrovati in 49 tesoretti in Ungheria il 67.3 % delle monete provenivano da Friesah, il 19.8 % da St.Weit, il 2.0 % da Kamnik in W Slovenia, l' 11.1 % dalla valle di Krka, il 3.9% dal Nord della Slovenia; il 0.6% da Aquileia.

In Transylvania le monete frisacensi non apparvero prima del Regno di Emerico (1196-1204), ma il massimo della loro presenza la si può collocare durante il regno di Andrea II° (1204-1235). Tutti gli studiosi concordano che, fra la fine del XII° e l'inizio del XIII° secolo, le monete frisacensi provenivano in grande quantità dall'Europa occidentale. Ciò avveniva soprattutto con il commercio del bestiame tra le città del Nord-Italia ed il Regno di Ungheria. Un altro motivo che può spiegare la presenza dei denari frisacensi nel Bacino dei Carpazi era la forte esportazione del sale. Il sale veniva trasportato con battelli per via fluviale e con vagoni ferroviari via terra. Una gran parte delle scoperte di monete è arrivata dall' area delle due maggiori vie per trasportare il sale verso occidente, cioè lungo la valle del fiume Mures, o dalla via del nord-ovest, attraverso gli odierni territori di Cluj-Salaj-Bihor.

In Romania, a Salacea (nella Contea di Bihor), fu trovato un tesoretto di 800 monete di Friesach, di cui 600 si trovano tra Cris-Rivers e Oradea, nella Contea di Bihor; 100 nella collezione del Museo Nazionale di Storia della Transylvania a Cluj-Napoca e le rimanenti 100 sono custodite nel Museo di Storia Nazionale della Romania.

Presentiamo una piccola raccolta di monete frisacensi che mostrano un notevole fascino pur nell'estrema semplicità del loro conio.

MONETE FRISACENSI
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Lo studo delle differenziazioni specifiche di queste monete lo lasciamo agli specialisti. Desideriamo solamente riassumere le principali zecche dalle quali sono usciti i denari o "Pfennigs Frisacensi". Ricordiamo:
A. Friesach;
B. Arcivescovado di Salisburgo con Pittau, Reichenburg e Rann;
C. Andechs-Meranier con Windisgraz, Stein e Gutenwört;
D. Arcivescovado della Carinzia con Landstrass, St. Veit e Völkermarkt;
E. Bamberger Vescovo della Carinzia con Villach e Griffen;
F. Duca von Steiermark con Graz e Zeiring;
G. Patriarchi con le monete aquileiesi dal 1130 al 1218;
H. Conte von Görz;
I. Vescovo von Gurk (coniatura presunta);
J. Monete frisacensi in Ungheria;
K. Monete friesacensi di coni sconosciuti;
L. Monete ibride.