Pietro Fregoso figlio di Rolando, (1330-1404) era il fratello del Doge Domenico e zio del Doge Giacomo. Studiò legge dedicandosi attivamente ai mercati con le colonie del Levante. Ottenne pubblici incarichi, quali per esempio quello di Podestà di Novi. Fu nominato Ammiraglio della Repubblica per la conquista di Cipro nel 1373, che gli valse, oltre agli onori, il dono dello splendido palazzo presso la porta di San Tommaso. All'età di sessantatre anni, a coronamento delle sue spiccate ambizioni venne eletto Doge, carica che detenne per un solo giorno, il 13 luglio 1393. Dopo tale deludente esperienza, partecipò ad altri incarichi pubblici in qualità di dottore in legge e consigliere del Comune. Morì il 22 aprile 1404 ed ebbe sepoltura nel coro di San Francesco di Castelletto.
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Orlando o Rolando, figlio di Pietro, morì a Savona nel 1412. Tentò di liberare Genova dal Monferrato con un attacco, aiutato da alcune centinaia di genovesi esiliati; ma il tentativo fallì e Orlando finì ucciso dagli aristocratici.
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Tomaso figlio di Pietro, visse dal l375 (1376 ?) al 1453. Fu senza dubbio il più abile ed ingegnoso fra tutti gli appartenenti al suo Casato. Il Levati lamenta che per un tale uomo manchi una completa biografia. In lui si potevano notare le doti di valore del padre associate ad una notevole cultura umanistica. Nel 1400 entra nella vita politica genovese, dopo essere stato Capitano a Famagosta. Ciò avvenne quando con suo fratello Orlando tentò di occupare il Palazzo con duecento armati per farsi proclamare Rettore della città imponendosi all'anarchia allora imperante.
L'insuccesso dell'impresa gli costò un breve periodo di carcere, ma già nel 1403 venne nominato dal Bocicault Governatore di Corsica, e successivamente, al ritorno dall'isola, il popolo lo elesse al Consiglio degli Anziani.
Tomaso Fregoso ebbe il dogato in tre riprese: dal 4 luglio 1415 al 23 novembre 1421; rieletto il 3 aprile 1436 fu deposto per un giorno il 24 marzo 1437, proseguì quindi nel massimo incarico di governo fino al 1442.
Il dogato non lo distolse dalla cura delle sue cospicue ricchezze accumulate con i traffici dell'Oriente, e dall'educazione dei figli di Orlando e Spinetta, suoi fratelli, dedicando loro le attenzioni che avrebbe riservato al suo unico figlio morto ancora bambino.
Tomaso Fregoso morì a Savona all'età di 83 anni. Ambrogio Pesce lo ricorda come uomo di grande acume e profondo conoscitore di uomini e di cose, rivolto a conseguire l'indipendenza della Repubblica, il ritorno delle terre che le spettavano ed il raggiungimento della pace. Egli era convinto che ad un popolo di commercianti occorressero la quiete ed i buoni rapporti con tutti gli Stati con i quali i genovesi avevano i loro affari.
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Battista, fu un altro fratello di Tomaso. Degli undici figli che ebbe Pietro Fregoso, egli fu uno degli ultimi essendo nato nel 1380. Si possono riscontrare numerose analogie tra la sua vita e quella del padre. Si può notare ad esempio come ambedue ebbero il dogato per un solo giorno, ottenuto in entrambi i casi con violenza e con tradimenti. Fu amico ed avversario dei Visconti, e per la sua ambizione, non esitò a tradire la patria ed i parenti. Fu Doge il solo 23 marzo del 1436, favorendo l'interesse del Ducato di Milano a scapito della sua città, benchè allora coprisse l'incarico di Capitano Generale di terra e di mare della Repubblica.
Battista Fregoso morì il 20 giugno 1442 e l’immenso apparato per i suoi funerali e le notevoli spese furono causa di grandi lamentele, al punto da compromettere il dogato del fratello Tomaso. La sua salma fu tumulata nella chiesa di San Francesco di Castelletto.
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Giano, nipote di Tomaso, sollevò il popolo contro l'avversa fazione aristocratica e cacciò i Francesi, di cui aveva favorito l'intervento, nel 1446.
Lo si ricorda come uomo valore, quando trentenne tolse il castello di Voltaggio ai Visconti dopo un'aspra battaglia. Fu Governatore di Corsica per sei anni prima di venir destituito. Con le armi, obbligò il Doge Barnaba Doria a fuggire da Genova. Eletto Doge il 30 gennaio 1447, concluse la sua amministrazione nel dicembre dello stesso anno quando l'incolse la morte. Fece decapitare per cospirazione Gio Antonio Fieschi e promosse la ricostruzione del Castelletto, distrutto dal popolo nel 1436. E' annoverato dal Giustiniani fra gli scrittori liguri. Morì dopo tre mesi per una grave malattia, malgrado fosse curato dal famoso dottore Guarniero, chiamato appositamente da Pavia.
I suoi funerali si svolsero con pompa reale e speciali orazioni furono celebrate in San Lorenzo da Pietro Perleoni di Rimini, noto letterato. La salma fu depositata in San Francesco di Castelletto, dove venne inaugurato un monumento in marmo alla sua memoria. Di tale complesso scultoreo oggi se ne sono perdute le tracce.
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Ludovico, fratello di Giano, nacque da Bartolomeo e da Caterina Ordelaffi. Malgrado fosse molto legato al fratello, il suo carattere fu assai differente per la natura mansueta e riflessiva che lo distinse nell'applicazione agli studi.Fu in questi assistito dal celebre umanista Bartolomeo Ivani, che successivamente gli fu fidato amico, segretario e precettore dei suoi figli.
La sua prima apparizione nel campo militare e civile fu quando dallo zio Tomaso Fregoso fu inviato nel 1437 a contrastare le azioni moleste che i marchesi del Carretto commettevano ai danni della Repubblica.Divenne successivamente Capitano nella Riviera di Levante, con l'incarico di perseguire e rintracciare nella regione gli eretici ussiti e valdesi; in questo compito fu affiancato dal domenicano Raffaele da Parnasio, maestro dl teologia e inquisitore.
Dal fratello Giano salito alla dignità di Doge nel 1447, ricevette incarichi diplomatici a Napoli, presso la corte di Alfonso d'Aragona (dal quale trasse una rendita annua di mille scudi), e quindi presso la Santa Sede. Il Papa Niccolò V lo nomina Commissario e Signore per la Corsica. I corsi si sottomettono al Banco di S. Giorgio di Genova, con l'approvazione del Papa e dei Campofregoso (1453-1460).
L'amicizia con il ligure Nicolò V gli valse il dono dell'investitura dell'isola di Cipro, privilegio che dai tempi antichi era riservato ai successori di Pietro. La malattia del fratello Giano lo richiamò in patria dove giunse appena in tempo. Il giorno della morte di Giano Fregoso, 16 dicembre 1447, corrispose a quello dell'elezione di Ludovico a Doge. Tutto ciò avvenne pacificamente e senza azioni di forza, cosa estremamente rara nella storia del dogato genovese.
Il suo operato si rivolse ad accomodare il difficile governo della Corsica, nominando suo sostituto nell'isola il cugino Galeazzo, che la governò fino alla cessione fatta al Banco di San Giorgio. Sotto il suo regime si anche pose fine alla guerra contro Finale, con la demolizione del castel Govone, ma risparmiando il paese per suo espresso desiderio.
Deposte le insegne dogali nel mese di settembre del 1450 si ritirò nel castello di Sarzana con la moglie, donna Ginevrina Gattilusio. L'isolamento nel feudo confinante con il territorio ligure fu significativo per dimostrare la sua avversità al cugino Pietro Fregoso. Dopo la rinuncia alla carica di Spinetta Fregoso, il luglio 1461, Ludovico venne rieletto Doge dopo aver ricevuto in consegna la fortezza di Castelletto. In città nel frattempo si acuiva la tensione tra lui ed il cugino Paolo, Arcivescovo, definito "demone di turbolenza". Nel 1463 fu costretto ad abbandonare il Governo e, catturato dal cugino Paolo, fu trascinato ai piedi del Castelletto come ostaggio, affinchè i suoi armati consegnassero la fortezza al nuovo Doge. Qui Ludovico, visse prigioniero per circa un mese. La lotta fra i due cugini continuò implacabile sino alla venuta a Genova delle truppe milanesi, comandate dal Duca Francesco Sforza, favorevole a Ludovico. La morte del Duca di Milano, avvenuta nel 1466, e la comparsa del suo erede Galeazzo, rovesciò i buoni rapporti costringendo Ludovico Fregoso a difendersi dalle armi degli Sforza. Nel 1468 vendette Sarzana ai fiorentini per 32.000 ducati.
Da quel periodo Ludovico ricomparve come Ammiraglio al servizio di Ferdinando d'Aragona e, nel 1478, aiutò Genova al comando di una flotta per liberarla dal giogo milanese. Per merito del figlio Agostino, il feudo di Sarzana ritornò alla famiglia Fregoso nel 1484, la quale, infine, lo cedette al Banco di San Giorgio.
Due anni dopo la morte del figlio Agostino, perito per una ferita riportata in battaglia, Ludovico Fregoso morì a Nizza, nel 1489, ove si era ritirato.
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Spinetta, figlio di Spinetta e di Benedetta Doria, fu nipote di Pietro Fregoso. Durante la sua adolescenza seguì il genitore nelle colonie di Pera e Caffa dove quest'ultimo era stato inviato come Castellano. Nel 1425 invece egli si trova nel castello di Sarzana, ospite dello zio Tomaso, al quale fu legato profondamente. Infatti, appena Tomaso Fregoso venne eletto Doge, nel 1436, per circondarsi di persone sicure affidò a Spinetta il Governo del Vicariato della Spezia, minacciato dalle armi viscontee. Fu eletto Doge il 17 luglio 1461, ma il suo pacifico carattere lo indusse alla rinuncia per poter vivere in tranquillità nei suoi feudi.
Morì il 4 giugno 1470 lasciando tre figlie ed un unico maschio, Antonio, figlio naturale, ma mai legittimato. Lo Spotorno lo ricorda come "uno dei più belli ornamenti della musa genovese" per le sue diverse opere poetiche, lodate anche dall'Ariosto e da altri poeti.
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Pietro II°, cugino di Tommaso e nipote di Pietro I trascorse la sua giovinezza militando nell'esercito dei Visconti e da essi ebbe l'investitura del feudo di Gavi. Fu eletto Doge nel 1450 e tale carica fu tenuta fino al 1458 quando, per difendersi da Turchi, Aragonesi e dagli stessi ghibellini genovesi, fece appello a Carlo VII di Francia, il quale ben volentieri accorse per poi dominare Genova dal 1458 al 1461.
Pietro II° finì lapidato dal popolo, presso la porta di Sant'Andrea, dopo un vano tentativo d'insurrezione contro i francesi (14 settembre 1459). Il suo dogato fu caratterizzato dalla perdita delle colonie genovesi d'Oriente (Pera, Caffa e Scio) e della definitiva decadenza dei fiorenti commerci con quelle regioni. A lui si deve la coniazione di dodici monete d'argento, ove nella raffigurazione tenne ad esprimere il suo animo religioso facendovi incidere il monogramma di Cristo (J.H.S.). Dalla moglie Bartolomea Grimaldi ebbe sei figli: tra essi era il futuro Doge Battista II Fregoso.
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Paolo, figlio di Battista, viene ricordato come uomo nefasto per la sinistra memoria che lasciò ai posteri, i quali misero in dubbio la sua vocazione sacerdotale. Studiò a Pavia, incoraggiato alle dottrine teologiche dal papa Nicolò V, pur avendo grandi ambizioni politiche. Nel 1451 abitò nel monastero di Sant'Andrea a Sestri Ponente e già nel 1453, eletto abate, iniziò la sua ascesa nella gerarchia ecclesiastica, conclusasi con la nomina ad Arcivescovo di Genova a soli ventisei anni (1456) e successivamente Cardinale (1480). Fu posto dal Papa Sisto IV a capo di una flotta ligure-napoletana, inviata contro i Turchi ad Otranto.
Riuscì a imporsi come Doge in tre periodi: dal 1463 al 1464, nel 1480 e dal 1484 al 1488. Il suo governo suscitò però il malcontento popolare e un' insurrezione lo costrinse a fuggire da Genova (1488). Fra l'altro aveva proposto di cacciare da Genova gli Adorni con l'aiuto di Ibletto dei Fieschi. Esasperati dalle lotte intestine provocate dai Fregoso gli Anziani invocarono la protezione della signoria di Milano, affidando la città per un anno agli Sforza, sino all'intervento di Luigi XII di Francia che venne a Genova nel 1499. Paolo Fregoso, bandito dalla città e dal territorio della Repubblica, peregrinò in Piemonte, nel Veneto e si spinse fino a Roma dove cercò senza successo di opporsi a Carlo VIII, fino alla fine dei suoi giorni.
Il Levati ricorda che generò cinque figli dei quali Fregosino fu il più noto. Memorie inerenti la sua persona ricordano come per sua disposizione dal 1463, fosse dichiarata, con consenso degli Anziani, festa di precetto la decollazione di San Giovanni Battista. A suo merito sono da ricordare le relazioni con il Beato Angelo da Chivasso per l'istituzione del Monte di Pietà, col proposito di porre fine ai prestiti ad usura.
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Battista II, figlio di Pietro II e della nobildonna Bartolomea Grimaldi, nacque in un periodo travagliato per la Repubblica genovese. Per distinguerlo dal nonno paterno egli veniva chiamato Battistino, e durante le avversità politiche del padre, giovinetto, fu accolto dagli zii Principi di Piombino.
Qui Raimondo Soncino favorì la sua formazione culturale non trascurando l'esercizio delle armi, verso le quali appariva portato come da retaggio famigliare.
La validità di una sua vocazione letteraria si espresse con due libri, "Anterote" e "Baptista Fulgosi Anteros", che ebbero grandi riconoscimenti anche a Parigi.
Dopo aver trascorso la gioventù negli agi delle Corti di Piombino, si trasferì a Novi, concesso dal Duca di Milano a suo padre a compenso di un intervento militare contro gli Sforza.
Le sue aspirazioni alla riconquista del potere degli avi nella politica genovese si manifestarono nel 1478 quando pensò che fosse giunta una situazione favorevole per la riconquista della città di Genova, frustrata da continue minacce di guerra civile. Il popolo e la nobiltà erano in quei tempi tesi contro gli Adorno, legati agli Sforza. Partito da Novi con i suoi fidi e con un buon numero di armati, raggiunse Genova riuscendo ad allontanare Prospero Adorno dal Palazzo. Il 25 novembre 1478 gli venne conferito il Dogato che mantenne cinque anni operando in tranquillità, sino a quando suo zio, l'arcivescovo Paolo gli fece sottoscrivere l'abdicazione al fine di strappargli il potere.
Ritiratosi a vita privata scrisse un profilo del parente Paolo Fregoso usurpatore, dettato dal comprensibile risentimento non risparmiando le più pesanti accuse. Gli atti persecutori dell'Arcivescovo Paolo, raggiunsero Battista anche nella sua dimora di Novi, costringendolo a trasferirsi in Francia. Qui potè dedicarsi allo studio della storia e delle lettere.
Le difficoltà di governo di Paolo Fregoso, per il malcontento sempre crescente, lo richiamarono in patria deciso a vendicare quanto aveva dovuto subire e certamente avrebbe commesso un atto di giustizia sommaria se le pugnalate dirette all'Arcivescovo Paolo non fossero state deviate dall'intervento di Paolo Doria. La caduta del Doge Paolo segnò la messa al bando di tutti i Fregoso. Anche Battista II fu costretto all' esilio dove scrisse il volume "Fatti e detti memorabili". Con i suoi vari tentativi di riemergere nella scena politica attraverso varie alleanze cercò invano di rivendicare il prestigio, le sostanze ed i feudi passati al cugino Fregosino, figlio di Paolo Fregoso.
Trascorse gli ultimi giorni della sua vita a Roma dove si era recato nella speranza di ricevere conforto dal papa Giulio II, che in età giovanile gli era stato amico e compagno d'armi. Morì nel 1504 e venne sepolto a Genova nella chiesa di Sant’Agostino.
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Giano II è nato a Genova nel 1455 da Tommasino Fregoso e da Caterina Malaspina. Nella sua vita ottenne maggior gloria fuori Genova che in patria, dove raccolse solo delusioni ed amarezze. Giano II Fregoso ebbe in moglie Aldobella Leca, che lo rese padre di ben nove figli, dei quali Cesare, il primogenito, fu capostipite del ramo dei Fregoso di Padova.
In giovinezza ricevette una rigorosa istruzione militare tanto da fare di lui un perfetto uomo d'arme. Dopo aver vissuto gli anni dell'adolescenza in Corsica, assieme al padre Giano II, rinunciando ad insistere nelle ostinate pretese paterne per ottenere il dominio dell'Isola, si trasferì a Roma dove ottenne calorose accoglienze dal papa Giulio II, che lo onorò con la nomina di Condottiero della Cavalleria Pontificia. L'invito dei nobili di accorrere in loro aiuto nel 1506, malgrado il dissenso del Papa decisamente antifrancese, lo vide assieme al cugino Ottaviano marciare alla volta di Genova dopo aver raccolto un esercito a Bologna.Quando Giano II conobbe meglio le ragioni che determinarono la guerra fra i nobili alleati dei francesi ed i popolari rivendicanti la libertà, rinunciò all'impresa ponendo la sua spada al servizio della Repubblica di San Marco.
La fiducia di Giulio II nei suoi confronti era tale che il Papa lo incaricò di occupare la Lunigiana, come primo tentativo di scacciare i francesi di Luigi II dall'Italia. Nel giugno 1512, quando la morte di Gaston de Foix ravvivò le speranze di successo della Lega, Giano II sbarcò a Chiavari con le sue truppe. Raggiunta Genova con un numero raddoppiato di forze, per la partecipazione di molti volontari, assediò gli ultimi baluardi francesi in città rappresentati dalle fortezze della
Briglia e del Castelletto.
La morte di Giulio II, avvenuta nel 1513, ed il distacco dei Fieschi passati ad appoggiare gli Adorno, fecero insorgere difficoltà nella permanenza di Giano II a Genova, dopo un anno dalla sua elezione a Doge. Egli fu minacciato da una controffensiva francese che lo costrinse ad un definitivo abbandono della città sopra una nave. Tramontata ogni speranza di affermarsi nella vita politica genovese tornò a servire la Repubblica di Venezia, ottenendo il grado di Governatore Generale dell’esercito nell'impresa di Lombardia contro Carlo V.
Nel 1516 alla testa dell'esercito veneto inflisse una completa sconfitta all'esercito tedesco comandato da Massimiliano I, nella battaglia di Rocca d'Anto vicino a Brescia, città ove morì nel 1525 all'età di settanta anni. Il suo corpo ebbe sepoltura a Verona nel tempio di Sant'Anastasia, dove il figlio Enrico, Canonico di quella chiesa gli fece erigere un sontuoso monumento ancor oggi visibile e perfettamente conservato.
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Fregosino, fu figlio di Tommasino e fratello di Giano II. Acquistò notorietà per l'uccisione di Girolamo Fieschi nel 1512. Ciò provocò il passaggio della famiglia Fieschi alla fazione degli Adorno che si vendicò uccidendo Zaccaria Fregoso e facendo scempio del suo cadavere.
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Ottaviano, nipote di Giano I, nacque a Genova nel 1470 da Agostino Fregoso e da Gentile di Montefeltro, figlia del Duca di Urbino. Fu uno degli ultimi Dogi della famiglia ed è riconosciuto come il personaggio di maggiori virtù della Famiglia Fregoso.
Nella città di origine della madre, presso la corte, Ottaviano trascorse gran parte della sua giovinezza e con i genitori visse in Urbino il periodo d'esilio imposto ai Fregoso. Presso quella corte, Ottaviano ricevette educazione letteraria che lo farà distinguere e ricordare per le sue doti dal Bembo e dal Guicciardini. A diciassette anni perse il padre, deceduto per una mortale ferita riportata in un combattimento contro gli Angioini. Di suoi fatti d'arme si ha menzione la prima volta quando nel 1497, con l'aiuto delle truppe francesi di Carlo VIII, cercò di cacciare gli Sforza da Genova.
Difese poi Urbino contro Cesare Borgia. Giulio II lo nominò Generale della Chiesa e nel 1506 fu inviato a Bologna per recuperare la città dalle mani di Giovanni Bentivoglio che la teneva in suo potere. Con questo titolo partecipò alle guerre della Lega di Cambrai e della Lega Santa.
Nel 1503 partecipò con il cugino Giano II alla cacciata dei francesi da Genova.
Divenuto Doge, nel giugno 1513, promosse la demolizione della Briglia, fortezza che testimoniava il dominio francese, e l'ammodernamento degli impianti portuali. Nel 1516 per sua delibera venne costruito il campanile della cattedrale di San Lorenzo. La sua magnanimità lo rese indulgente con il cugino Giano II, che cercò di carpirgli la carica, e con chi tentò di farlo decadere come i Fieschi e gli Adorno. L'ascesa al trono di Francia di Federico I segnò la più grave e definitiva minaccia al suo governo che decadde nel novembre 1515, dopo un accomodante trattato con il re, che lo nominò Governatore della città. Quando la città venne sopraffatta e saccheggiata dagli spagnoli e dagli svizzeri, nel 1522, Ottaviano venne catturato mentr'era infermo colpito dalla podraga. Caduto nelle mani del crudelissimo Marchese di Pescara, venne tradotto in catene in un angusto carcere dell'isola d'Ischia ove morì nel 1524.
Significativo elogio di Ottaviano Fregoso fu scritto dal Guicciardini il quale lo ricorda, Principe certamente di eccellentissima virtù, e per la giustizia sua e per altre parti notabili, amato tanto in quella Città, quanto può essere amato un principe nelle terre piene di fazioni, e nella quale non era del tutto spenta nella mente degli uomini, la memoria dell'antica libertà".
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Federico rese illustre la famiglia in campo ecclesiastico e culturale.
Eletto Arcivescovo di Salerno da Giulio II nel 1507, divenne Cardinale quando salì al soglio pontificio Papa Paolo III. Resse fino agli ultimi giorni della sua vita la Diocesi di Gubbio, ove morì nel 1541. Di sue imprese guerresche si ricorda la spedizione contro il pirata Curtagoli, organizzata da Leone X. Fu un' azione vittoriosa che lo vide Comandante della squadra navale. E' ricordato per le sue opere letterarie dal Tiraboschi e lodato dal Bembo come filosofo. Di lui resta un Trattato dell'Orazione, volume che vide la stampa nel 1543.
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Cesare figlio del Doge Giano II, fu Luogotenente del re di Francia nella campagna d'Italia, prima di passare al servizio della Repubblica di Venezia col grado di Generale di cavalleria ed esperto d'architettura militare.
L'Oldaini cita un carme da lui composto, ma lo rimprovera di aver servito in armi genti straniere ai danni della patria.
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