( Testo in lingua araba النص باللغة العربية )









La lettura delle Mille e Una Notte è sempre fonte di piacere e distensione, ma anche di riflessione. Recentemente uno di noi ha letto (ma forse riletto) una delle storie che fanno riferimento ad Harun Al-Rashid ed abbiamo pensato di proporre questo racconto, corredandolo di riferimenti storici e numismatici.
La storia si articola su tre storie secondarie inserite nella principale; di esse riassumeremo brevemente la prima.
Harun al-Rashid, curioso di sentire il polso dei suoi sudditi e di vedere la realtà delle loro vite senza essere riconosciuto, scende in città col suo Visir Jafaar attraverso un passaggio segreto. Incontra un mendicante cieco e gli dona una moneta d'oro. Il mendicante, ringraziandolo, gli chiede di essere schiaffeggiato. Harun gli dà un leggero schiaffo ed ordina a Jafaar di convocare il cieco a palazzo per la mattina dopo.
Il giorno dopo Harun chiede al mendicante il motivo di quella sua strana richiesta e il mendicante narra...
Racconta di essere stato un tempo un ricco carovaniere, che possedeva ottanta cammelli e li affittava, con ottimi guadagni. Un giorno, mentre guidava la sua carovana nel deserto s'imbattè in un Dervish, un santone, che si offrì di indicargli un luogo dov'era nascosto un tesoro e di farne a mezzo. Lui avrebbe partecipato con i suoi cammelli.
Trovato un tesoro di monete d'oro e di pietre preziose caricarono gli animali. Il Dervis se ne prese quaranta, belli carichi, ma prese anche una scatoletta piena di un unguento. Il cammelliere lo salutò e si allontanò. Dopo poco però, mosso dall'avidità, torrnò indietro e chiese al Dervish i suoi quaranta cammelli. Quello accondiscese senza difficoltà.
Insaziabile, gli chiese anche la scatola d'unguento e anche quella il Dervish la cedette volentieri, spiegandogli che, mettendo un po' di quell'unguento su di un occhio, si potevano vedere tutti i tesori nascosti. "Ma" - gli disse - "attenzione!" Se, per avidità di vederne molti si fosse messo l'unguento anche sull'altro occhio, sarebbe diventato cieco.
E fu proprio quello che accadde al cammelliere, che divenuto cieco e avendo perduto tutti i suoi beni, fu costretto a mendicare.
Da allora, ogni volta che riceveva una moneta, chiedeva uno schiaffo, come punizione della sua ingordigia.

Lasciamo ai lettori trarre le conclusioni di questa amara novella.


Il cammelliere e il Dervish
da: Galland, A. - Les Mille et Une Nuits, Paris 1846

Gli Abbasidi, che prendono il nome e la legittimazione da Abbas, uno zio del Profeta, presero il potere nel 750 d.C.. Invitarono a pranzo gli ottanta più influenti personaggi della nobiltà Ommaiade, allora al potere e li sterminarono tutti, tranne uno, Rahman ibn Mu'awiya, che riuscì a fuggire e a fondare, sei anni più tardi, il Califfato ommaiade di Cordoba (Glassé, in biblio).
Gli Abbasidi temperarono l'influsso arabo sul Califfato e favorirono l'insediamento dei Persiani nei posti di potere, rafforzarono, rispetto agli Ommaiadi, il peso della religione sulla politica e trasferirono la capitale da Damasco a Bagdad. Durante il periodo abbaside si ebbero le prime scissioni politiche, con l'indipendenza della Spagna, del Marocco e poi dell'Egitto.
Una curiosità: la prima fabbrica di carta araba fu fondata a Samarcanda nel 751, sotto il dominio abbaside. (Andres, in biblio) .





Il Califfato abbaside
da: Wikimedia Commons


I trentasette califfi abbasidi, in 508 anni di storia, governarono il mondo islamico con un sistema monarchico assolutistico più simile alle monarchie sassanidi che al sistema patriarcale dei primi califfi. Anche dal punto di vista amministrativo e militare il califfato proponeva un modello monarchico centralista. Dal punto di vista militare, l'esercito, uniformemente organizzato e strutturato, vide la prevalenza dell'etnia turca nelle posizioni di comando.
Il califfato abbaside, prima di venir travolto dai Turchi Selgiukidi e poi definitivamente, dai Mongoli, dovette confrontarsi con numerose rivolte e guerre contro nemici esterni ma riuscì ugualmente a favorire le arti e le scienze, e ciò avvenne in particolar modo durante il regno del nostro califfo.

Harun al Rashid nacque nel 149 dell'Egira (766 d.C.) dal Califfo Muhammad ibn Abd Allahal al Mahdy e dalla schiava yemenita al Kayzarhun.
Divenne Califfo nel 170 H e nominò Visir Yahya ibn Khalid, della famiglia dei Barmecidi, che era stato il suo precettore. Poi fu Visir il figlio di questi, Jafaar, che è citato nella novella da cui abbiamo preso lo spunto ed era suo fratello di latte.
Ma essi caddero in disgrazia: Harun, nel 187 H, di ritorno dallo Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, uccise il suo vecchio precettore e il figlio, che anzi fu crocifisso sul ponte che scavalca il Tigri.
Nonostante la crudeltà, Harun fu un protettore della scienza e fece costruire una grande biblioteca, che fu poi ulteriormente sviluppata dal figlio al-Mamun.

La comune ostilità, nei confronti dei bizantini, avvicinò Harun al contemporaneo Carlo Magno.
I contatti diplomatici tra Aquisgrana e Bagdad furono frequenti e organizzati spesso dagli Ebrei (nelle cronache di Eginardo viene citato, come intermediario, l'ebreo Isacco).
Sappiamo che Carlo ricevette in dono da Harun un elefante che destò la sua grande meraviglia.
Ci furono comunque altri e frequenti scambi di doni tra le due corti, anche se Carlo vietò l'esportazione di spade in Oriente, senza tener conto che le spade occidentali, anche se di alta qualità non potevano certo competere con l'acciaio di Damasco e con la raffinatissima tecnologia costruttiva delle armi islamiche.
I due condivisero una cordiale amicizia anche perchè i loro regni non erano certo confinanti.
Harun al-Rashid ha lasciato la vita terrena nel 193 H (809 d.C.)


Il ritratto di Harun
da: Galland, A. - Les Mille et Une Nuits, Paris 1846

Le monete islamiche, dopo un primo breve periodo in cui vengono riprodotti i modelli sassanidi e bizantini, assumono la loro peculiarità, consistente nell'assenza di immagini e nella presenza di frasi rituali, tra le quali spicca la professione di fede.


Dirham di Harun al-Rashid; al dritto, al centro, la professione di fede
da: Wikimedia Commons

Le denominazioni sono:
  • il dinar, aureo, del peso di un mithqal di 4,25 g;
  • il dirham d'argento, del peso nominale di 2,97 g;
  • il fals, in bronzo o rame di peso variabile (emissioni locali).
Com'è facile intuire dinar deriva da denarius, dirham da dracma (drachmé) e fals da follis.
Il Dinar reca, oltre alle frasi religiose, anche la data; il Dirham la data e il nome della zecca.

A partire dal 770 cominciano ad apparire anche i nomi dei califfi, dei loro eredi e dei governatori locali (Meri, in biblio). La monetazione degli Abbasidi continua quella degli Ommaiadi, anche se si notano alcune differenze stilistiche nella forma delle lettere (Evans, in biblio). É proprio Harun al-Rashid ad introdurre l'uso del nome dei governatori nelle emissioni, particolarmente in quelle egiziane, molto numerose (Wijdan, in biblio).
Per la prima volta, nella monetazione di Harun al Rashid, il Califfo appare con la denominazione di comandante dei credenti (Bernardi, in biblio).



Dinar di Harun al-Rashid (186 AH)

Sulle monete di Harun appaiono diversi nomi di parenti e magistrati: per esempio il nome del fratello Ubayd Allah sui Dirham battuti in Armenia tra il 172 e il 174 AH (788-791 AD) oppure il figlio al Amin, spesso accoppiato a quello del Vizir Jafaar, viene citato in quanto governatore di Bagdad o di altre province,.
Lo stesso Jafaar viene nominato probabilmente perchè fu responsabile delle zecche di Bagdad e di Rayy (Teheran) (Beck - s.i.d., in biblio).