Premessa.

Può capitare, in presenza di una moneta antica, di pensare ai personaggi storici che potrebbero averla usata. Ad esempio, un nomos di Metaponto potrebbe essere stato nel borsellino di Pitagora e un tetradrammo di Filippo II potrebbe essere stato speso dal giovane Alessandro, non ancora Magno, per pagare qualcosa, o qualcuno... :).
Così abbiamo pensato di partire da un personaggio e di pensare alle monete che potrebbe aver usato. Abbiamo scelto Platone, che si recò in varie località del Mediterraneo..
Ci auguriamo però di poter fare, in futuro, la stessa ricerca anche per altre persone famose. Così, come spesso è successo per i nostri lavori, rinfrescheremo un po' i lontani ricordi degli studi liceali e - in qualche caso - universitari I quali tendono, per il passare degli anni, ad affievolirsi.
Per stabilire se una moneta può essere stata maneggiata da un determinato personaggio, del quale si conosce la biografia, è però necessaria la datazione della moneta stessa, e qui sorge un problema: le datazioni delle monete antiche infatti spesso variano da studioso a studioso per le medesime emissioni e quindi non sempre è facile decidere a quale tra essi conviene accordare fiducia. Abbiamo notato inoltre che le datazioni più recentemente attribuite tendono ad essere posticipate rispetto alle ipotesi degli studiosi precedenti. A volte sembra quasi che la tendenza alla posticipazione sia diventata ormai una moda, quasi una forma di snobismo, specie da parte di studiosi nordamericani...
Forse, essendo così breve la loro storia, tendono ad abbreviare anche la nostra! :). Spesso poi, nella determinazione delle date di emissione viene citata, sic et simpliciter la cosiddetta evidenza numismatica ma non sempre essa è suffragata da dimostrazioni scientifiche o da riferimenti ad esse. Si tratta quindi di una tendenza che va verificata e che non ha alcun valore se non sorretta da prove certe.
Va considerata quindi l'incertezza nella datazione anche per le monete alle quali qui si farà riferimento.
Per quanto riguarda le immagini va premesso che non sarà possibile raffigurare tutte le monete che Platone avrebbe potuto utilizzare nei suoi viaggi poichè le pesanti limitazioni alla riproduzione di esse dovute alle leggi sul diritto d'autore impediscono di rappresentare oggetti che dovrebbero invece essere considerati patrimonio dell'umanità e quindi, di conseguenza, anche la diffusione della conoscenza viene limitata e monetizzata.


Platone, la nascita, la guerra e i viaggi.

Nascita

Platone nacque ad Atene attorno 427 a.C. ma sulla data esatta non c'` piena concordanza tra gli storici.
Sul luogo di nascita c'è un'affermazione di Diogene Laerzio (D.L. III,3) secondo la quale sarebbe nato ad Egina, rivale storica di Atene e sconfitta da questa nel 459 a.C.
Lì Aristone, il padre di Platone avrebbe ottenuto una proprietà nel 430 a.C., dopo che Pericle aveva deportato gli eginesi.
Da quella data Egina aveva
Il tesoro di tartarughe di Egina rinvenuto nel 1970 a Myrina, in Tessaglia
(foto scattata al Museo numismatico di Atene col permesso della Direzione)

smesso anche di coniare le sue famose tartarughe che contendevano alla moneta ateniese il primato della circolazione mediterranea e nell'isola venivano quindi utilizzate, con ogni probabilità, le emissioni della potenza vincitrice.
Quindi, fosse nato ad Atene o ad Egina, le prime monete che vide furono le civette, così chiamate perchè la dracma ateniese, le sue frazioni e i suoi multipli recavano allora l'immagine della civetta, sacra alla dea eponima e spesso una fronda o una foglia d'ulivo, anch'esso sacro alla dea. Al dritto vi era il capo di Atena promachos, con l'elmo crestato. L'occhio è ancora di tipo arcaico, di forma amigdaloide e non ancora visto di profilo, come invece nella serie successiva, che verrà battuta a partire dal 393 a.C. e continuerà fino alla dominazione macedone.
In questa nuova emissione la civetta apparirà meno realistica e quasi caricaturale o vignettistica mentre l'occhio di Atena, colto realisticamente di profilo, avrà un disegno più o meno triangolare.
Queste saranno le monete che Platone troverà al suo ritorno in patria, attorno al 360 a.C. e le vedrà fino alla morte, avvenuta nel 347 o 348 a.C..
Dopo pochi anni dalla morte del filosofo le civette saranno sostituite dalle monete di Filippo II e ancora più decisamente da quelle di Alessandro, che prenderanno il posto della civetta ateniese nell'area del Mediterraneo, in Africa settentrionale e in Oriente.
Tetradrammo di Atene risalente agli anni della gioventù di Platone.



In guerra (Guerra del Peloponneso)

In gioventù tra il 409 e il 407 a.C., partecipò alla guerra del Peloponneso (Ael. III, XVII).


In volontario esilio a Megara

Successivamente alla morte di Socrate (399 a.C.) Platone, con altri discepoli del maestro, si recò a Megara (D.L. III,6), sfuggendo al clima politico di Atene, governata da un partito democratico che di fatto esercitava una tirannide, come la condanna stessa del Maestro dimostrava.
in quella città entrò in contatto col filosofo Euclide (da non confondere con l'omonimo matematico).
Octobolo di Megara ora datato al 370-338 a.C.
(da Hoover, O.D. Handbook of coins of Northern and Central Greece vol. 4, p.512)



Anche se qualche studioso ha attribuito a Megara (Svoronos 1898) degli stateri incussi arcaici, altrimenti attribuiti a Calcide, la datazione delle monete di quella città negli anni successivi alla morte di Socrate è non è certa. Possiamo tuttavia ritenere che fossero già in circolazione le stupende monete con Apollo al dritto e al rovescio la lira. La datazione di queste monete, belle e rare, è stata portata al 350 a.C. ma a tale proposito, facciamo riferimento a quanto espresso in premessa.


In Egitto?

Alcuni dei successivi viaggi di Platone sono avvolti nella leggenda, come quello in Egitto (Aug. De civ. VIII, 4), che per molti versi appare però il più plausibile a causa dei frequenti riferimenti ad quel paese reperibili nei suoi scritti. Secondo alcuni soggiornò per tre anni ad Heliopolis (Str. XVII, 1, 29).
In Egitto non si ebbero regolari emissioni monetarie fino alla conquista macedone, quindi prima del possibile soggiorno del filosofo. Tuttavia, in precedenza, circolarono monete greche e persiane ma probabilmente esse furono utilizzate con riferimento al loro peso in metallo prezioso e ciò è confermato dal rinvenimento di tesori in cui coesistono monete, frammenti di monete e metallo grezzo derivante da fusione e non. In alcuni rinvenimenti egiziani che si ritiene siano stati interrati nel V sec. a.C. sono presenti monete dell'area greca insulare (Samos, Teos, Cos, Naxos, Paros, Egina, Chios, Thasos), le immancabili civette di Atene, i pegasi di Corinto, addirittura stateri degli Orresci e ottodrammi dei Derroni. Data la prossimità sono state spesso rinvenute anche monete di Cirene e di Cipro ma possiamo dire che quasi tutta la monetazione antica greca e persiana è presente e tesaurizzata nell'Egitto pre tolemaico.
Questa situazione non ci permette di ipotizzare l'uso di qualche particolare moneta da parte di Platone.

Restano avvolte in un dubbio ancor più consistente le notizie di viaggi in Persia e ancor più a oriente (Lact. Inst. 4.2). In ogni caso molti sostengono che ebbe a conoscere la magia dei Persiani (Plin. Nat.Hist. 30. 2. 9) e le dottrine dei Babilonesi, degli Assiri, degli Ebrei e dei Traci (Clem. Al. Cohort. 46.)


A Cirene.

Didrammo di Cirene, probabilmente posteriore al soggiorno di Platone in quella città. Esso reca comunque il tradizionale simbolo del silfio.
È più probabile invece che il Nostro si sia recato davvero a Cirene, entrando in contatto col matematico Teodoro.
Il soggiorno nella città nordfricana potrebbe, ragionevolmente, precedere il viaggio in Egitto ma anche su ciò i pareri degli autori antichi discordano.
Il simbolo della città era la pianta del Silfio, nota nei paesi del Mediterraneo per le sue proprietà medicamentose e, forse, stupefacenti.




In Magna Grecia.

Da Cirene, o forse direttamente dall'Egitto,
Statere di Taranto, prima metà del IV sec a.C.
e non si sa nemmeno se direttamente o dopo un ritorno in patria, Platone fu in Magna Grecia nel 390 a.C., Gell. III, 17) probabilmente non anche a Locri, come alcuni sostengono (Cic. Rep. I, 10 - Gell. III, 17), ma soltanto a Taranto dove incontrò il pitagorico Archita che era arconte di quella città e che probabilmente gli trasmise le sue nozioni di geometria, di meccanica e di musica. Non dobbiamo dimenticare che alla scuola pitagorica non erano estranee implicazioni esoteriche e che Platone, ove fosse confermabile il suo soggiorno in Egitto, poteva forse fornire apporti acquisiti nella patria della scienza e del segreto.
Archita dimostrerà la sua amicizia a Platone in un un momento di difficoltà, come vedremo in seguito.


Primo viaggio in Sicilia: l'Etna e la Siracusa di Dionisio I il Vecchio.

Risale al 388 a.C. il primo viaggio di Platone in Sicilia e la sua prima meta fu probabilmente l'Etna. Non possiamo sapere se abbia soggiornato ad Aetna, la cittadina dove erano stati deportati i catanesi dopo la conquista della loro città da parte di Siracusa.
Dalle falde dell'Etna Platone trascorse a Siracusa, su invito di Dionisio I il Vecchio (Nep. X, 2) o forse di Dione. Diversi potevano essere i motivi di tale invito, come un tentativo siracusano di riavvicinarsi ad Atene o la speranza del filosofo di poter applicare alla seconda grande città della Grecia mediterranea i canoni di una repubbliuca ideale, ma certamente non va trascurata la fama del filosofo, che lo rendeva fonte di lustro per la corte che l'ospitava.
Siracusa: i papiri della Fonte Aretusa
Secondo alcuni Platone fu spinto a visitare la Sicilia dalla fama dei cibi squisiti che già allora allietavano i soggiorni in quella regione (Apul. Dogm. 4 - Ael. Ar. Orat. 46 - Them. Or. 23, 235), anche se la "Pasta alla Norma" non poteva esserci, allora...
In questa occasione Platone conobbe e forse amò Dione, che era genero e anche cognato del tiranno.
Ai tempi di Dionisio I la monetazione di Siracusa eccelleva per raffinatezza ed eleganza. Esimii incisori si dedicavano alla produzione dei coni, con splendidi risultati.
Forse Platone potè vedere qualche esemplare dei decadrammi firmati da Cimone o da Eveneto; quasi di certo vide i tetradrammi, le dracme e le frazioni, anche in bronzo, battuti dai coni incisi da Parmenide, da Sosione, da Eumeno, da Frigillo...
Decadrammo di Siracusa, 400-380 a.C. firmato da Eveneto
(fonte: Wikimedia Commons)

100 Litrae
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50 Litrae
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20 Litrae
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Tetradrammo
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Emilitron (Ag)
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...ma più probabilmente si trovò a usare le frazioni, necessarie alla vita quotidiana, i bronzi, di grande o piccola taglia.

Dracma (Ae)
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Ma le discussioni tra Dionisio e Platone, da pacate si fecero sempre più accese, soprattutto per quanto riguardava i temi politici e la critica della tirannide...



Schiavo ad Egina

A un certo punto il filosofo si risolse (o fu costretto) a partire e, imbarcato sulla nave dell'ambasciatore spartano Pollide, al quale di certo non garbavano i contatti tra la storica nemica Atene e Siracusa, fu sbarcato ad Egina, che era di nuovo in guerra con Atene e lì, secondo alcuni storici, fu reso schiavo e riscattato poi dal filosofo Anniceride di Cirene, che si trovava allora nell'isola. Anniceride fu poi rimborsato delle 20 o trenta mine versate (2000 o 3000 dracme, corrispondenti a 8,6 o 12,9 chili d'argento) da Dione o, secondo alcuni, dai discepoli ateniesi di Platone.
Statere (didrammo) di Egina, 404-350 a.C.


Al tempo del soggiorno coatto del filosofo ad Egina erano riprese le emissioni delle tartarughe ma questa volta non si trattava più della Caretta caretta bensi della tartaruga di terra e chissà che ciò non volesse indicare la riconquista di una certa autonomia limitata però alla terraferma dato che la potenza di Egina sul mare era ormai per sempre tramontata....


Secondo soggiorno a Siracusa.

Dopo un lungo periodo trascorso ad Atene, nella sede della sua Accademia, Platone volle tornare a Siracusa, dopo che Dionisio II era succeduto al precedente tiranno, che così feroce era stato col filosofo ateniese.

Il teatro greco di Siracusa.


Erano ormai trascorsi più di 20 anni e Dionisio II era succeduto al padre.
Dione, il principe siracusano prediletto discepolo di Platone lo richiamò a Siracusa assicurandogli che sarebbe stato accolto con interesse dal giovane re. Platone si rese disponibile in cambio di un pò di terra e di uomini disposti a seguire i suoi insegnamenti ("Il governo ideale"). Dionisio II dette il suo assenso, ma non mantenne la parola data. Il tiranno ugualmente rimase affascinato dagli insegnamenti di Platone (in primis la smilitarizzazione) a tal punto che i detrattori di Dione temettero che la tirannide fosse in pericolo e che fosse un tentativo di conquista di Siracusa da parte di Atene.
Platone si trovava a Siracusa da ormai quattro mesi quando Dione fu esiliato, tuttavia egli rimase a Siracusa. La guerra con i Lucani o con Cartagine che impegnava Dionisio II fu però l'occasione per Platone per lasciare la Sicilia con la promessa che sarebbe stato richiamato assieme a Dione a guerra finita.


Da Dionisio I a Dionisio II 375-344 a.C., Litra
Numismatik Naumann
http://www.numismatik-naumann.at/

Dionisio II 354-344 a.C., Tetras
Classical Numismatic Group, Inc.
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Dione in esilio, ma con un notevole patrimonio, fu ben accolto ad Atene nell'Accademia di Platone. Anche Corinto e Sparta gli conferirono la cittadinanza. Fu chiesto a Platone se voleva partecipare alla guerra di Tebe contro Sparta. Platone rifiutò adducendo che non aveva più l'età per combattere proprio nell'anno in cui Dionisio II aveva mandato il suo contingente militare contro Tebe per soccorrere Sparta. Questo portò ad una completa e definitiva rottura fra Dione e Dionisio II, proprio mentre Platone stava facendo il suo terzo ed ultimo viaggio a Siracusa. Egli fu richiamato dal tiranno, ma non accettò subito: fu necessario l'intervento di Archita di Taranto con cui Platone aveva ottimi rapporti a convincerlo. Ed accettò anche per aiutare Dione.


Terzo soggiorno a Siracusa.

In questo terzo viaggio l'incomprensione fra lui e Dionisio II fu subito evidente, soprattutto quando Platone accusò il tiranno di essersi appropriato e di aver pubblicato a suo nome un testo sui "princìpi primi" che lui aveva spiegato in uno dei loro incontri. Altra ragione della loro ormai insanabile frattura fu la promessa non mantenuta di restituire a Dione i beni confiscati. Pubblicamente Dionisio II e Platone si professavano amici: la verità era ben diversa. Ormai Platone voleva andarsene ed il tiranno era sempre più isolato. Ci fu poi anche una sommossa dei mercenari contro Dionisio II, con delle promesse non mantenute e con l'accusa a Platone di preferire la compagnia di Dione e dei suoi amici. Per questa ragione non lo volle più ricevere a palazzo.
Così Platone viveva con i mercenari che lo minacciavano di morte, perchè avrebbe influito sul tiranno per volerli congedare secondo la sua dottrina. Platone trovò una via di fuga descrivendo la sua critica situazione ad Archita di Taranto, che pregò Dionisio II di lasciar partire il filosofo. Avutone il permesso, Platone lasciò per sempre la Sicilia nel 360 a.C.
Durante il viaggio di ritorno, Platone si fermò ad Olimpia dove incontrò Dione. Costui era ormai deciso ad intraprendere un'azione militare contro il nipote Dionisio II e lo esortò ad unirsi a lui. Ne ottenne un netto rifiuto anche a causa dell'età avanzata. Ancora con dei mercenari, Dione salpò da Zante verso Siracusa per detronizzare il nipote, e ciò portò in città la guerra civile. Alla fine Dionisio II dovette rifugiarsi nella patria di sua madre a Locri, dove divenne tiranno.
Nel 354 Dione assunse finalmente il comando di Siracusa, ma venne ucciso quasi subito da un suo compagno, Calippo. Siracusa rimase instabile per parecchio tempo e Platone non riuscì a vedere la pace in quella città perchè morì nel 347 a.C. ad Atene. Alle monete che vide nella sua vita possiamo quindi aggiungere la civetta nel nuovo stile, battuta nel 353 a.C., in cui l'occhio di Atena non è più visto frontalmente come nelle raffigurazioni arcaiche, bensì di profilo.
Nello stesso anno della sua morte Dionisio II riprese il dominio della città, ma nel 343 a.C. fu assediato da Cartagine e da Corinto che lo detronizzarono definitivamente, concludendo così la tirannia dionisiana ed istituendo la Repubblica.









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