In greco Achaimenídai, era una dinastia persiana, il cui nome deriva dal capostipite Achemene, della nobile tribù dei Pasargadi che erano stanziati a Parsumach, ai piedi dei monti Bakhtiyari. Qui fondarono un piccolo regno, che continuò però ad espandersi.

Teispe (675-640 a.C.), figlio di Achemene, portava già il titolo di re di Anzan, antica ed importante regione dell'Elam vicino a Susa, quando conquistò anche la provincia di Parsa (in greco Persepolis) e la regione di Fars.
Alla morte di Teispe, il regno fu diviso tra i due figli: Ariaramne di Media (640-590 a.C circa) e Ciro I° di Persia (640-600 a.C. ca.). Quest'ultimo ebbe come figlio Cambise I°, che sposò Mandane, figlia del Re Medo Astiage, dalla quale Ciro II° fu generato.

Di fatto l'Impero fu creato dalle conquiste di Ciro II° il Grande (ca 557-530 a.C.) e di Cambise II° (530-522 a.C.) sulle rovine e le diatribe di diversi reami medio orientali.
Esso venne successivamente ingrandito e fortemente organizzato da Dario I° (522-486 a.C.).

L'Impero di Ciro il Grande e le conquiste achemenidi (da Atlante Storico, in biblio)

Il termine "Impero" che noi utilizziamo correntemente non ha corrispondenza in alcuna lingua antica. Le iscrizioni dei Gran Re si riferiscono alla terra (būmi) et ai popoli (dahyu / dahyāva), mentre gli autori greci scrivono di "territori regali" (khōra basileôs), de l'arkhē (potere) del Gran Re e dei suoi Satrapi. Il termine Impero implica un potere territoriale.

Caratterizzato da una straordinaria diversità etnico-culturale e da una eccezionale vitalità delle forme d'organizzazione locale, esso può far pensare ad una federazione di Paesi autonomi sotto la lontana egida del Gran Re, che si manifesta solo attraverso prelevamenti tributari e leve militari; oppure ad un sistema organizzativo estremamente dinamico della centralità con intensi processi di acculturazione.

L'Impero achemenide si estese per più di due secoli dall'Indo all'Egeo, dal Syr-Darya al Golfo Persico fino alla prima cateratta del Nilo in Egitto.
A Naqsh-i Rustam (Iran, vicino a Persepoli), nella regione di Fars, scavate nella roccia, sono state trovate le tombe di Dario I°, Serse I°, Artaserse I° e Dario II°. Gli altri sovrani furono inumati a Persepoli.

Naqsh-i Rustam, tomba rupestre di Dario

CIRO II° IL GRANDE (558 - circa 528 a.C.), in greco Kyros, in antico persiano Kurush, era figlio di Cambise I° e di Mandane, figlia del Re Medo Astiage. La sua fanciullezza e l'ascesa al potere sono avvolte nella leggenda. Secondo Erodoto, Astiage, intimorito dai presagi che Mandane avrebbe generato un figlio destinato al dominio di tutto il mondo, quando nacque lo affidò al nobile Arpago, uomo di sua fiducia, perché lo facesse uccidere. Questi trasmise l'incarico a un pastore, che, esortato dalla moglie, lo risparmiò e lo allevò come figlio suo.
Divenuto un giovanetto forte e intelligente, Ciro, per un affronto fatto al figlio di un nobile, dovette presentarsi dinanzi ad Astiage. Il nonno riconobbe in lui il temuto nipote. Edotto però dai Magi che nulla più aveva da temere, lo rimandò al paterno regno di Anzan e si vendicò di Arpago imbandendogli in un banchetto le carni del figlio. Arpago, per vendetta, sobillò contro di lui Ciro, che, dichiarata guerra al nonno, lo vinse e si impadronì di Ecbatana e del regno dei Medi (550 a.C.).

La sua ascesa iniziò quando, preso il titolo di Re dei Persiani e dei Medi (546 a.C.), iniziò una serie di vaste conquiste che gli permisero di fondare uno dei più grandi imperi del mondo antico.
Egli iniziò a costituire il suo "Impero", riunendo le dieci tribù primitive persiane. Dapprima vinse Creso, che aveva tentato di ostacolare il crescere della sua potenza, nelle battaglie di Pterio, in Cappadocia, e di Sardi (546 a.C.), occupando tutta la Lidia. Sottomise poi le colonie ioniche dell'Asia Minore (545-539 a. C.) e, quindi, abbattè l'impero neo-babilonese. La conquista della munita Babilonia, compiuta dopo aver deviato le acque dell'Eufrate e ucciso Baldassarre, probabilmente figlio e co-reggente di Nabonido, fu favorita dalla stessa popolazione, che gli aprì le porte della città (539 a.C.).
Qui Ciro diede la prova più evidente della sua abile politica concedendo a tutti i sudditi di onorare gli dei nazionali, proibiti da Nabonido. Restituì gli arredi sacri, con un editto che portava la data del primo anno del suo regno come re di Babilonia, ed autorizzò gli Ebrei deportati a ritornare in Palestina ed a ricostruire il Tempio di Gerusalemme.
Combattè in seguito contro numerosi popoli tra il Caspio e l'Indo, conquistando la Battriana, la Sogdiana e la Margiana e avanzò fino allo Iassarte. Ma, secondo Erodoto, Ciro non si arrestò sulle rive di questo fiume. Respinse Tomiri, regina dei Massageti, che gli propose di divenire sua moglie, passò oltre, invase il suo paese, catturandone il figlio Spargapise, che si uccise poi in prigionia.

Nel 528 a.C. però, egli fu vinto in una violenta battaglia in cui lasciò la vita e, da morto, subì l'oltraggio del capo mozzato e immerso dalla stessa Tomiri in un otre di sangue. Un'altra tradizione gli accorda invece una lunga e serena vecchiaia nella sua reggia.

Grande fu la fama di Ciro nel mondo antico, sia in Occidente che in Oriente, e gliela procurarono, oltre che le doti di conquistatore, la sua politica nell'amministrazione dell'Impero, l'umanità verso i vinti, la tolleranza religiosa, l'attenzione del benessere e della giustizia per i suoi sudditi. I Greci ne fecero il modello esemplare dell'uomo di governo.

Tomba di Ciro II°

CAMBISE II° (529-522 a.C.), in greco Kamb_ses, in antico persiano Kambuziya, fu figlio e successore di Ciro II° il Grande. Associato al trono dal padre come re di Babilonia, dopo la morte di lui sedò dapprima le rivolte per la successione, delle quali era animatore il fratello Bardiya, chiamato dai Greci "Smerdi", che egli avrebbe fatto uccidere segretamente.
Per realizzare il sogno del padre di unire l'Africa con l'Asia assoggettando l'Impero dei Faraoni, portò la guerra in Egitto, dove sconfisse il faraone Psammetico III°, e dove, riconosciuto nel 525 a.C. come sovrano, fondò la 27ª dinastia. Spinse l'esercito anche contro la Cirenaica e la Nubia, ma senza successo.
Nel 522 a.C., voci allarmanti di rivolte scoppiate in Asia in sua assenza, l'indussero ad abbandonare l'Egitto. In Siria, durante il viaggio di ritorno, venne a conoscenza dell'attività di un usurpatore Ata, che si spacciava per suo fratello Bardiya e che veniva riconosciuto come Re (il cosiddetto "falso Smerdi"). Morì, poco dopo, nella primavera del 522 a.C., non si sa se per una congiura, per suicidio o per fatalità.
Erodoto e altre fonti greche lo descrivono come altezzoso, crudele e sacrilego, irrisore della religione dell'Egitto, ove abbattè i templi e uccise il bue sacro Api. È probabile comunque che, almeno all'inizio, abbia seguito l'illuminata politica liberale del padre e sia stato poi spinto a un comportamento aggressivo e crudele dai due insuccessi subiti in Nubia e in Cirenaica e dalla crescente ostilità sia in Egitto, sia in Asia.

DARIO I° (521-485 a.C.), figlio di Istaspe, satrapo dell'Ircania, appartenente a un ramo cadetto degli Achemenidi. Fu uno dei sette nobili che uccisero il falso Bardiya (o falso Smerdi) e, secondo il racconto di Erodoto, fu scelto fra loro come successore di Cambise mediante l'ippomanzia, grazie al fatto che il suo cavallo, per un'astuzia dello scudiero, aveva nitrito per primo.

Il Gran Re Dario I°

Salito al trono, dovette sottrarre agli usurpatori la Babilonia, la Susiana, la Media e altre province, dopo avere abbattuto in diciannove battaglie almeno nove pretendenti, che avevano preso il titolo regio.
Iniziò poi l'organizzazione dell'Impero, che fu l'opera sua più importante. Lo divise in 20 satrapie governate per lo più da appartenenti all'alta aristocrazia, affiancati da due alti funzionari, uno con compiti militari, l'altro per quelli amministrativi. Istituì un celere servizio di collegamento col potere centrale mediante corrieri e ispettori detti "occhi e orecchie del Re". A questo scopo fece costruire una rete di strade fra cui la grande "Strada Regia" che collegava Susa a Sardi, lunga 2.400 km con stazioni di posta e caravanserragli per il riposo, così che la corrispondenza regia giungeva da un capo all'altro nel corso di una settimana. I contatti fra le capitali e la periferia erano garantiti da un vasto apparato burocratico, e facilitati dall'introduzione di un'unica lingua, l'aramaico.

Susa, Palazzo Reale

Mediante la rete stradale Dario diede incremento anche ai traffici interni, mentre per quelli marittimi disponeva delle flotte dei Fenici e delle città ioniche. Sull'esempio poi dei re di Lidia, cercò di favorire l'economia monetaria, mediante la coniazione di una moneta d'oro, il darico.
Sulla scia del grande Ciro, Dario rispettò la religione dei popoli assoggettati, presentandosi anche come re designato dai loro dei. In particolare ristabilì in Sais il gran sacerdote che era stato esiliato, fece costruire un tempio ad Ammone nell'oasi di Tebe e favorì la ricostruzione del Tempio degli Ebrei in Gerusalemme. Signore di tutta l'Asia anteriore e dell'Egitto (il suo Impero aveva un'ampiezza di 7 milioni di km² con 40 o 50 milioni di abitanti), assicurò il confine orientale con una spedizione nella valle dell'Indo, e si propose il possesso degli Stretti e della riva occidentale del Mar Nero.
Nel 512 a.C., attraversato il Bosforo senza incontrare resistenza, giunse al delta del Danubio, ma, subite forti perdite nell'inseguimento delle tribù sciite, che davanti a lui si ritiravano portando la desolazione nel paese. Fu quindi costretto a ritornare in Asia, lasciando però una parte delle sue truppe che sottomisero le zone meridionali della Tracia.
I Greci, minacciati nella loro indipendenza politica, cercarono di ostacolare la sua opera e, nel 499 a.C., le città ioniche insorsero apertamente sotto la guida di Aristagora di Mileto, ricevendo aiuti da Atene, da Eretria e da Nasso. Fu questo l'inizio delle cosiddette "guerre mediche o persiane", poichè Dario, domata l'insurrezione, si propose di impadronirsi dell'Egeo con due spedizioni (492 a.C.) che doveva assicurargli il possesso della Tracia e della Macedonia, l'altra (490 a.C.) diretta contro Eretria e Atene. Fallitagli l'impresa con la sconfitta di Maratona (490 a.C.),
Battaglia di Maratona

Dario fu richiamato in Egitto da una rivolta di contadini insofferenti per i gravi tributi ma, mentre si apprestava a domarla, morì.
Il suo corpo, portato in Persia, fu inumato nella montagna presso Persepoli (Naqsh-i Rustam).

Dettagli della tomba di Dario I° a Naqsh-i Rustam
Il Grande Re è in piedi su un podio a
3 gradini sorretti dai rappresentanti
di 30 popoli sottomessi
Personaggio funebre
che rappresenta il
lutto ufficiale

SERSE I° in greco Xérxes, in persiano Khashâyârshâ, che significa "Signore degli Eroi", fu Re di Persia dal 485 al 465 a.C. Figlio minore di Dario I° e di Atossa, fu designato alla successione a preferenza dei fratellastri maggiori, in quanto nipote per parte di madre di Ciro il Grande. Assunse il potere non senza difficoltà e, dopo aver represso una ribellione in Egitto e una in Babilonia, si rivolse al compito lasciatogli dal padre di punire i Greci per il loro intervento nella rivolta ionica.

Di lui si ricorda la battaglia delle Termopili che gli permise di dilagare in Grecia. A poca distanza e negli stessi giorni si svolse la battaglia di Capo Artemisio a nord dell'isola di Eubea, che si concluse con un sostanziale equilibrio, ma la perdita delle Termopili obbligò la flotta greca a ritirarsi. L'Attica e la Beozia furono devastate e Atene saccheggiata ed incendiata dal 27 agosto. Il 20 settembre avvenne la decisiva battaglia di Salamina, vinta dai Greci grazie alla tattica di Temistocle e alla superiorità tecnica delle triere elleniche, che sconfissero la flotta persiana, che si era fatta attirare in un braccio di mare troppo ristretto per far valere la prevalenza numerica.
Una volta superata la prima linea fenicia, con relativa facilità gli scatenati opliti devastarono la moltitudine di imbarcazioni minori delle varie squadre persiane.

Infine con la battaglia di Platea, l'esercito persiano venne messo in fuga da quello guidato dallo spartano Pausania, mentre nello stesso tempo, sotto il comando di Leotichida avveniva la battaglia di Micale che si risolse in un'altra sconfitta per i Persiani.
L'anno dopo (478 a.C.) le città ioniche dell'Asia minore furono liberate da una flotta greca guidata dallo spartano Pausania.

Scarse sono le notizie sugli avvenimenti successivi del suo regno, gravemente turbato dagli intrighi di palazzo, ai quali finì per soccombere egli stesso, assassinato da un suo favorito, Artabano.
Svolse ancora un'intensa e grandiosa attività edilizia di cui è importante testimonianza il palazzo di Persepoli ed una esplorativa relativa alla spedizione di Sataspe, inviato a circumnavigare l'Africa.


La città di Persepoli al tempo degli Achemenidi

ARTASERSE I° LONGIMANO (465-424 a.C.) concluse con i Greci la pace di Cimone o di Callia (449 a.C.), che definiva la sfera d'influenza dei due Stati nell'Asia Minore. Sotto il suo regno è collocato cronologicamente il viaggio dell'ebreo Neemia, che viveva alla sua corte, a Gerusalemme, per ricostruire la città.

SERSE II° († 424 a.C.) era il figlio e successore di Artaserse I° e nipote del precedente (424 a.C.). Fu assassinato dal fratellastro Sogdiano dopo soli 45 giorni di regno.

DARIO II° ÒCO, in persiano Vahouka, soprannominato Noto ("il bastardo"), fu re di Persia dal 424 al 404 a.C. ed era figlio di Artaserse I° e della sua concubina babilonese Cosmartidene. Era satrapo dell'Ircania, quando il suo fratellastro Serse II°, unico figlio legittimo di Artaserse, fu ucciso da Sogdiano, altro bastardo che il re aveva avuto da una concubina.
Intervenne allora nella lotta per la successione e, con l'aiuto dell'esercito, assunse il potere con il nome di Dario II°, eliminando in seguito i due rivali Arsete, suo fratello, e Pissutne, suo cugino, che avevano preso le armi contro di lui.
Tutto il suo regno fu caratterizzato da rivolte, fra cui quella dei Medi del 408 a.C., e da repressioni sanguinose, in cui non poca parte ebbe la moglie e zia (o sorellastra) Parisatide, una delle regine più crudeli che la storia ricordi.
Durante l'ultima fase della guerra del Peloponneso, Dario lasciò che i suoi satrapi in Asia Minore, Tissaferne e Farnabazo, agissero in maniera indipendente e spesso contrastante a favore ora di Atene ora di Sparta finché, a volgere l'intervento in favore di quest'ultima, inviò il figlio Ciro il Giovane, il cui accordo con Lisandro affrettò la caduta di Atene.
Morì in Babilonia e fu sepolto a Naqsh-i Rustam, presso Persepoli.

CIRO IL GIOVANE (424 - 401) era il figlio cadetto di Dario II° e di Parisatide. Fu investito dal padre del comando in Asia Minore, per cui esercitava la sua autorità sulla Lidia, la Grande Frigia e la Cappadocia.
Spinto da grande ambizione, tentò di uccidere il fratello Artaserse II° il giorno stesso della sua incoronazione (405 a.C.). Graziato per intervento della madre e restituito al comando in Asia Minore, cospirò con gli Spartani e marciò contro il fratello alla testa di 100 mila Asiatici, cui si erano uniti 13 mila mercenari greci. Grazie al valore e alla disciplina di questi ultimi (fra cui era Senofonte), poté penetrare profondamente nell'impero del fratello, ma nella pianura di Cunassa (401 a.C.), attaccato dalle truppe di Artaserse, trovatosi isolato durante la battaglia, venne ucciso, mentre i mercenari greci, che avevano combattuto con successo, stavano inseguendo il nemico ormai sconfitto.

ARTASERSE II° MNEMONE, regnò dal 404 al 358 a.C. Vinse e uccise a Cunassa il fratello Ciro il Giovane, che gli si era ribellato con l'appoggio di un forte contingente di mercenari greci. Più tardi, Artaserse stipulò con i Greci la pace di Antalcida (387-386 a.C.), che segnò uno dei momenti culminanti della potenza persiana. Il suo regno fu funestato da sanguinosi e violenti drammi familiari, in cui perirono la moglie e tre figli. Si colloca nell'epoca del suo regno (398 a.C.) la missione restauratrice di Esdra a Gerusalemme.

DARIO, fu figlio primogenito di Artaserse II° Mnemone e di Statira. Parisatide, madre di Artaserse II°, dopo aver avvelenato la nuora Statira, avendogli fatto credere che suo padre gli preferiva il fratello minore, Dario attentò alla vita di Artaserse e fu quindi punito con la morte (365 a.C.ca.).

ARTASERSE III° OCO, fu re di Persia dal 358 al 338 a.C. Al suo avvento al trono, fece uccidere tutti i principi della stirpe regale per non avere rivali. Nel 343 a.C., con l'aiuto dei Greci guidati da Mentore di Rodi, riconquistò l'Egitto. Morì avvelenato. Sotto il suo regno si ebbero le prime avvisaglie delle mire espansionistiche dei Macedoni sull'Asia Minore.

DARIO III° CODOMANO fu l'ultimo re della famiglia degli Achemenidi (336-330 a.C.). La sua relazione di parentela con il re predecessore Artaserse III° Oco non è chiara. Secondo alcuni era pronipote di Dario II° o nipote di Artaserse II°, secondo altri erede di ramo cadetto, se non addirittura persona di umili origini.
Salito al trono dopo che l'eunuco Bagoa ebbe avvelenato Artaserse III° e suo figlio Arsete, che gli era succeduto (338-336 a.C.), si liberò ben presto dell'incomoda tutela, costringendo lo stesso Bagoa a prendere il veleno.
Assicuratosi il potere, si trovò subito di fronte due grandi pericoli per il suo regno: una rivolta in Egitto e la grande spedizione di Alessandro Magno in Asia Minore. Per arrestare l'invasione macedone, la fronteggiò al Granico (334 a.C.) con una battaglia in cui cadde suo genero Mitridate. L'anno dopo in campo aperto a Isso (333), subì una nuova grave disfatta, in seguito alla quale sua madre, sua moglie e i suoi figli rimasero prigionieri di Alessandro Magno.

Dario III° alla battaglia di Isso (333 a.C.)

Dopo avergli invano offerto la pace, si ritirò nell'interno dove preparò la riscossa; ma nuovamente, nel 331 a.C., subì una disfatta a Gaugamela presso Arbela. Sfuggito ancora una volta e ritiratosi a Ecbatana, nella speranza di riorganizzare l'esercito e preparare una resistenza presso le cosiddette "Porte Caspiche", venne tradito e deposto da alcuni dignitari con a capo Besso, satrapo della Battriana. Da quest'ultimo pugnalato, nella speranza di ingraziarsi così il vincitore avanzante, fu lasciato per morto sul campo di Ecatompilo, alla frontiera settentrionale della Partia, dove spirò fra le braccia di un greco, che gli aveva offerto un bicchiere d'acqua. Venne seppellito nella necropoli regia di Pasargade con tutti gli onori sovrani per ordine di Alessandro, che si proclamò suo successore e colse la sua eredità sposandone la figlia Statira.

La dinastia achemenide finì così con Dario III°, vinto da Alessandro Magno ed assassinato un anno dopo (330 a.C.).

Tante ulteriori notizie sarebbe stato possibile fornire sulla cultura, arte, politica, organizzazione militare sia terrestre che navale, scrittura e sul modo di vivere di questa dinastia. Anche Senofonte se ne occupò ampiamente in due dei suoi quattro volumi. Per tutto questo ed altre notizie vi rimandiamo alla bibliografia ed alla tabella cronologica qui osservabile.