"E' una moneta od una medaglia?" e' la domanda che generalmente ci si sente
fare da chi vede per la prima volta un'Osella. Quella che potrebbe sembrare
una domanda banale, invece ha, da sempre, diviso i numismatici in due schiere:
da una parte i fautori dell'osella-medaglia, dall'altra quelli dell'osella-moneta.
Scopo di questo lavoro, oltre a tracciarne una breve storia, e' quello
di cercare di risolvere questo annoso problema.
La storia delle Oselle ha inizio con un antico privilegio, di tipo feudale,
di cui era beneficiario il Doge; a lui ed a lui solo infatti era riservata
la facolta' di cacciare in determinate localita'. Ma alla fine del XIII
secolo uscirono diverse leggi che limitarono i poteri del Doge, trasferendoli
via via ai vari Consigli. Fra queste vi era quella che precisava che la
facolta' di cacciare in queste riserve era "concessa" dal Patriziato e
non era un "diritto". Venne percio' stabilito, che per poter continuare
ad ottenere questo privilegio, il Doge, nel mese di dicembre di ogni anno,
dovesse donare ai nobili, in segno materiale e tangibile della sua riconoscenza,
un certo numero di volatili provenienti da queste zone.
Oggetto di questo dono erano delle anatre selvatiche dai "piedi rossi"
chiamate, in dialetto veneto "Mazzorini": di questa specie, le piu' prelibate
erano le femmine e quindi proprio da loro deriva il termine di "uselle"
od "oselle", inteso come "uccelli femmina".
Soprattutto per ragioni atmosferiche, ma anche perche' talvolta la zona
della laguna di Marano (da cui provenivano in prevalenza tali anatre) era
occupata da gente nemica, poteva accadere che non fosse possibile raggiungere
il numero di volatili, necessario per il dono da farsi a dicembre. Cosi'
gia' nel 1361, stando ad un decreto del Maggior Consiglio, fu possibile
integrare il donativo con dei denari, in modo tale che l'omaggio divenisse
o di cinque oselle o della corrispondente somma di 12 grossi. Secondo il
Papadopoli, il donativo in denaro non era ben accetto dai nobili ed infatti,
nel 1521, nella correzione della promissione dogale, seguita alla morte
di Leonardo Loredan, venne stabilito che dovesse essere coniata una moneta
del valore di 1/4 di ducato d'oro da distribuirsi a dicembre, in sostituzione
delle anatre. Nacque cosi' l'Osella (con la "O" maiuscola, come dice il
Werdnig), che per l'appunto prende il nome dalle oselle che andava a sostituire
come donativo. Cio' avvenne sotto il dogado di Antonio Grimani (1521-1523).
Puo' essere interessante leggere cosa dice in proposito il Marin Sanudo:
Non voglio restar da scriver: come in questo anno, -il 1514- per non
si trovar oxele, per esser Maran de dove le veniva in man de i nimici,
il Principe non mandoe le Oxele justa il consueto et l'ubligation ha, tamen
quelli volevano pizoli -soldi- 31 per uno, andava dal suo cavalier
et li havea; ma pochi vi andono per esser vergogna a tuor denari. Ed
ancora qualche anno dopo, nel 1519: E' da saper: in questo anno il Doxe
non manda oxele, ma chi le vol le vanno a tuor dal cavalier et con gran
difficulta' le se hanno. Si scusa non ne esser oxelle; tamen e' mal fato
a non darle a tuti, over soldi 31 per uno, come si asuefava di far; di
la qual cossa e' gran mormoration in li nobili che non voleno andar a tuor.
Nella deliberazione del Maggior Consiglio del 28 giugno 1521 e' quindi
insita la prima prova che l'Osella e' una moneta: il Doge deve donare,
al posto degli uccelli "una moneta che parera' alla Signoria nostra, che
sia di valuta di un quarto di ducato".
Con il secondo Doge che emise Oselle, ovvero Andrea Gritti, si ha un' ulteriore
prova che l'Osella e' una moneta. Per poterlo dimostrare, bisogna fare
un piccolo salto indietro nel tempo e precisamente ritornare al 1473. Sotto
i Dogi Cristoforo Moro e Nicolo' Tron vennero coniate le prime ed uniche
monete veneziane con ritratto, ma tale novita' non fu ben accetta dai veneziani
che, alla morte del Tron, decisero che sulle monete della Repubblica fosse
possibile scrivere il nome, ma fosse proibito effigiare il Doge se non
in maniera puramente simbolica, cosi' come appariva gia' sul ducato veneziano.
A tale proposito e' interessante notare che di queste Oselle "bocciate" era gia'
stato approntato il conio ed era stata effettuata anche la battitura di
alcuni esemplari, presumibilmente a titolo di prova, al fine di sottoporli
all'approvazione del Consiglio dei X. Il peso di gr 9,3 non ammette repliche: e'
il peso esatto delle prime Oselle, la rarita' anche: si tratta di una prova,
e' conosciuta in 3 esemplari 2 in argento ed una in piombo.
Se l'Osella fosse, come sostenuto da molti, una medaglia, perche'
si sarebbe dovuta bocciare l'idea di Andrea Gritti di farsi effigiare fin
dalla prima Osella del suo dogado? Eppure medaglie con il busto dei Dogi
ve ne sono, e molte per giunta, anche dello stesso Gritti. La bocciatura
del Consiglio dei Dieci e' pero' assoluta, a tal punto che arriva ad indicare,
per il futuro, le caratteristiche delle Oselle, mentre sotto il predecessore
Antonio Grimani, era lasciata liberta' al Doge di cosa effigiare sulla
moneta.
Sotto il dogado di Andrea Gritti vengono fissate le caratteristiche delle
Oselle: al dritto il Doge riceve lo stendardo da S.Marco; al rovescio si
trova la dicitura "ANDREÆ GRITI PRINCIPIS MVNVS AN: I".
Dal 1521 sino al 1796 venne sempre rispettata la consuetudine del donativo delle
Oselle che pertantanto ammontano a 275. Ogni anno quindi vennero coniate delle
Oselle. Non tutti i Dogi pero' le coniarono: i Dogi Nicolo' Dona' e
Francesco Corner non fecero in tempo a coniarne nemmeno una: il loro
dogado estremamente breve non arrivo' al mese di dicembre: il primo resto' in
carica una quarantina di giorni dai primi di aprile alla meta' di maggio
del 1618, il secondo una ventina di giorni nel mese di maggio del 1656.
Le emissioni delle Oselle si ripetono dunque secondo i dettami del Consiglio
dei X senza grosse modifiche (se non nelle leggende) sino al 1576. In tale
anno, al rovescio dell'Osella, compare la raffigurazione della chiesa del
Redentore fatta erigere alla Giudecca dal Senato per salvare Venezia dalla
peste che la stava flagellando. A partire da quell'anno e fino al 1710,
le Oselle conservano, in linea di massima, al rovescio, una raffigurazione
allegorica, rifacentesi ad un avvenimento accaduto durante l'anno, e che
il Doge giudicava idoneo ad essere ricordato. Con il 1710, secondo anno
del dogado di Giovanni Corner II, si ha un ulteriore cambiamento: il dritto
non e' piu' monopolio della vecchia immagine della consegna dello stendardo,
ma vi si alternano il leone marciano e raffigurazioni allegoriche, che
lasciano pertanto libero il rovescio per leggende di vecchio tipo: "IOANNIS
CORNELII PRINCIPIS MVNVS AN: II".
A parte le considerazioni di tipo "figurativo" (da questo punto di vista
le ultime emissioni sono decisamente molto meno interessanti) e' bene notare
alcune cose, poco appariscenti, ma importantissime per la nostra domanda
iniziale "monete o medaglie?". Mentre buona parte delle medaglie sono firmate
dagli incisori, le Oselle sono assolutamente anonime ed infatti le sigle
che vi figurano sono quelle dei massari all'argento, proprio come per la
"normale" monetazione della Serenissima.
Sicuramente in origine le Oselle furono una moneta ed
infatti nel tempo il loro peso passo' dai gr 9,30 iniziali ai gr 9,77 per
rispettare la proporzione valore - intrinseco; ma con il tempo, con
coniazioni "ad hoc", venne usata anche come medaglia (e' bene sottolinearlo:
venne usata e non divenne !!). A Venezia era possibile recarsi in zecca con
del metallo e farselo monetare con il conio che si desiderava: quindi era
possibile farsi coniare monete in oro con delle tipologie caratteristiche
dell'argento. Si avevano cosi' delle monete ibride non espressamente
autorizzate, ma che rispondevano a tutti i crismi della legalita'. Esistono
ad esempio i pezzi da mezzo ducato battuti in oro e del peso di 2 zecchini; essi
sono legali perche' il peso e' corretto e la lega e' la medesima dei pezzi in
oro e sono legali anche perche' il conio usato (quello del mezzo ducato) e' quello
autorizzato dalla Signoria per la coniazione delle monete. In questo caso il
conio piu' che come "conio s.s." era usato come "punzone", al fine di garantire il
titolo della moneta. Se le Oselle "ufficiali" (quelle cioe' donate dal Doge) sono rigorosamente in argento, di peso standard o multiplo, con il tempo si hanno coniazioni di Oselle in oro, che servono ad un uso completamente diverso, cioe' come dote per le figlie, come regalo per i battesimi o come vere e proprie medaglie, anche in
occasioni ufficiali. A tale proposito nel 1786 "il Magistrato alla Sanita'
cerco' di incoraggiare lo zelo delle allieve della scuola [di ostetricia] stabilendo dei premi per le migliori, cioe' un'osella d'oro del valore di quattro zecchini ed una del valore di tre, entrambe legate ad uso di medaglia" (Vanzan Marchini, 1995).
Altra caratteristica che farebbe pendere il piatto della bilancia "pro-moneta"
e' rappresentata dal rilievo: se molto spesso le medaglie sono ad alto-rilievo,
le Oselle sono tutte tassativamente a basso-rilievo, come, del resto, tutta
la monetazione veneta. Se mai ve ne fosse bisogno un'ulteriore prova potrebbe
poi venire dal vedere le Oselle inserite nelle varie tabelle di cambio
che vennero pubblicate nel corso degli anni, mescolate in mezzo a tutte
le altre monete dell'epoca.
Una menzione a parte meriterebbero le cosiddette Oselle delle Dogaresse e quelle di Murano. Le prime sono vere e proprie medaglie dispensate per l'incoronazione a
Dogaressa delle mogli dei Dogi. Ne sono conosciute per Morosina Morosini
(moglie di Marino Grimani) nel 1597 e per Elisabetta Querini (moglie di
Silvestro Valier) nel 1694. La riprova che si tratta di medaglie e' il fatto che per tutte e due le dogaresse si conoscono esemplari in oro, argento e rame e di pesi diversi, tutti non corrispondenti a quelli delle monete in circolazione.
Le seconde, quelle di Murano sono invece Oselle vere e proprie. Unica tra tutte le citta' del dominio veneto, la comunita' di Murano ottenne questo ambito privilegio di battere Oselle; stando ai documenti, le coniazioni dovrebbero risalire almeno al 1546, ma la prima conosciuta e' del 1581. Ne sono note 109 con date diverse, piu' una senza data del Doge Paolo Renier. Queste Oselle, estremamente rare, sono caratterizzate dal gallo, emblema della comunita' di Murano, e dagli stemmi che vi compaiono (oltre a quello del Doge ed a quello del Podesta' - entambi ovviamente veneziani - quello del Camerlengo e dei 4 Deputati in carica nell'anno). Proprio questi stemmi, caratteristici delle famiglie di Murano, facevano si' che tali Oselle fossero ricercatissime dai Muranesi per donarle nelle occasioni piu' svariate: battesimi, matrimoni, quali ornamenti per le signore (che avevano lo stemma di famiglia effigiato sulla moneta) oppure inserite nei fondi dei
bicchieri dei mastri vetrai ed offerte come dono a personaggi altolocati...
Questa comunque e' tutta un'altra storia....
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1998, December 30