Riferimenti numismatici in due poesie
di
Costantino Kavafis


Ottavio de Manzini
Sergio Rossi





Abstract
Numismatic studies often give us the chance to extend our interst to History, and sometimes to other fields, as Literature.
In this page we’ll present two poems of Costantin Kavafis (1863-1933), Greek poet of Alexandria in Aegypt, where we can find the description of two ancient coins.
The first one is the silver Tetradrachm of Orophernes, King of Cappadocia in the year 157 b.C. One coin of this type has been found in Priene in 1870.
The other one is not a real coin, in the poem we can hear an unknown King, a Parthian one perhaps, instructing his Engraver about the carachteristics of the new coin to be strucked. He wants a young efebos, preferably a dicobolos on the obverse, and the titles of Basileus, Soter and Filellen.
The image of this second coin comes out from the Poem and from the .....computer graphics!








La Numismatica ci offre spesso spunti non solo per gli approfondimenti storici ma anche per quelli letterari.
Offriamo qui nel testo originale e in traduzione italiana due poesie di Costantino Kavafis, poeta greco di Alessandria (Alessandria d'Egitto, 1863-1933); egli visse il culto greco della bellezza con un'intensita' che apparve a molti scandalosa.
Kavafis, di famiglia costantinopolitana, visse la maggior parte della sua vita ad Alessandria, e fu uno dei rappresentanti esemplari di quella comunita' greca.
Esemplare per cultura e per grecita'.
Il suo amore per la storia e per la grandezza greca nella poesia e nell’arte non puo' essere definito sbrigativamente classicismo, perche' egli, come ogni grande e originale artista, fu classico, nel senso piu' pieno del termine, e non semplicemente classicista...    
Al punto da emulare, nelle sue poesie erotiche, l’intensita' lirica dell’Antologia Palatina (Pontani, 1961).
Dalle sue poesie emerge con gran frequenza la Storia, letta anche nell’aneddoto come espressione significativa di un clima artistico, culturale e, spesso, erotico.    
Ritroviamo in Kavafis i volti che ci parlano dal tempo della Storia e dalle monete: Nerone, Antonio, Cleopatra, Manuele Comneno, Alessandro Bala, Antioco Epifane, Cleomene, Demetrio Sotere, i Tolomei, i Seleucidi....
In questo vasto panorama, che invita ad illustrare le poesie dell’Alessandrino con le immagini delle monete che egli certo conobbe ed amo', abbiamo scelto solo quelle due che hanno un preciso riferimento numismatico: "Oroferne" e "Filelleno".
Avremmo voluto utilizzare la traduzione del grecista e maestro Filippo Maria Pontani, prematuramente scomparso nel 1983, che tradusse gran parte della Letteratura Neogreca nella nostra lingua e che e' considerato oggi uno dei maggiori critici di quella Letteratura; purtroppo il timore di violare il Copyright della Casa Editrice ci ha indotti a proporre una nostra traduzione, che apparira' decisamente "barbara" a chi conosce o conoscera' dopo questa nostra sollecitazione, la traduzione del Pontani.

La prima poesia, Oroferne, e' dedicata a un personagio storico, il figlio di Arariate IV, che fu per pochissimo tempo re di Cappadocia nel 157 a.C. Era nipote, per parte di madre, di Antioco III e la sua ava Stratonice, citata nella poesia, era figlia di Antioco II.
Fu mandato in esilio nella Ionia in quanto figlio illegittimo e quindi potenziale pretendente al trono. Fu protetto per poco tempo da Demetrio Sotere.
Dopo l'invasione sira della Cappadocia fu posto sul trono ma ben presto deposto.
La moneta, secondo l’indicazione del Pontani (Pontani, 1961) e' citata dal Wroth (Wroth, 1899). Un esemplare tra quelli rinvenuti a Priene, dove Oroferne fece costruire i piu' importanti edifici pubblici, e' custodito al British Museum.
Rispetto ad altri ritratti di re orientali, fortemente caratterizzati da tratti somatici irregolari, Oroferne ci appare greco anche nel volto, regolare e bello, e nel profilo deciso ma puro. Dall'immagine si puo' notare anche il leggero sorriso sul suo viso, particolare sul quale concordano Numismatica e Poesia.



La seconda poesia, Filelleno, ci permette di far lavorare la fantasia: non vi e' alcuna determinazione storica che ci permetta di identificare il re "barbaro", colto mentre comunica al suo monetiere Sitaspe le caratteristiche della moneta da coniare, ponendo l’accento sulla legenda, che deve riportare gli attributi di Re, Sotere e Filelleno, oltre naturalmente a un bell'efebo, possibilmente un discobolo, sul rovescio
Abbiamo tentato una dissacrante ricostruzione (o falsificazione?), ma solo grafica e, dato che non abbiamo trovato monete con discoboli riproducibili, l'abbiamo costruito con pazienza, riportando anche, secondo i desideri del committente, ma ovviamente al genitivo, i titoli: ΒΑΣΙΛΕΥΣ, ΣΩΤΗΡ, ΦΙΛΕΛΛΗΝ .    






Οροφέρνης

Αυτός πού εις τό τετράδραχμον επάνω
μοιάζει σάν νά χαμογελά τό πρόσωπό του
τό έμορφο, λεπτό του πρόσωπο,
αυτός είν’ ο Οροφέρνης Αριαράθου.

Παιδί τόν έδιωξαν απ’ τήν Καππαδοκία,
απ’ τό μεγάλο πατρικό παλάτι,
καί τόν εστείλανε νά μεγαλώσει
στήν Ιωνία, καί νά ξεχασθεί στούς ξένους.

Ά εξαίσιες τής Ιωνίας νύχτες
πού άφοβα, κ’ελληνικά όλως διόλου
εγνώρισε πληρή τήν ηδονή.

Μές στήν καρδιά του, πάντοτε Ασιανός
αλλά στούς τρόπους του καί στήν λαλιά του Έλλην,
μέ περουζέδες στολισμένος, ελληνοντυμένος,
τό σώμα του μέ μύρον ιασεμιού ευωδιασμένο,
κι απ’ τούς ωραίους τής Ιωνίας νέους,
ο πιό ωραίος αυτός, ο πιό ιδανικός.

Κατόπι σάν οί Σύροι στήν Καππαδοκία
μπήκαν, καί τόν εκάμαν βασιλέα,
στήν βασιλεία χύθηκεν επάνω
γιά νά χαρεί μέ νέον τρόπο κάθε μέρα,
γιά νά μαζέυει αρπαχτικά χρυσό κι ασήμι,
καί γιά νά ευφραίνεται καί νά κομπάζει
βλέποντας πλούτη στοιβαγμένα νά γυαλίζουν.
Όσο γιά μέριμνα τού τόπου, γιά διοίκηση -
ούτ’ ήξερε τί γένονταν τριγύρω του.

Οί Καππαδόκες γρήγορα τόν βγάλαν
καί στήν Συρία ξέπεσε, μές στό παλάτι
τού Δημητρίου να διασκεδάζει καί νά οκνεύει.

Μιά μέρα ωστόσο τήν πολλήν αργία του
συλλογισμοί ασυνείθιστοι διέκοψαν
θυμήθηκε πού ατ’ τήν μητέρα του Αντιοχίδα,
κι απ’ τήν παληάν εκείνη Στρατονίκη
κι αυτός βαστούσε απ’ τήν κορώνα τής Συρίας,
καί Σελευκίδης ήτανε σχεδόν.
Γιά λίγο βγήκε απ’τήν λαγνεία κι απ’τήν μέθη,
κι ανίκανα, καί μισοζαλισμένος
κάτι εζήτησε νά ραδιουργήσει,
κάτι νά κάμει, κάτι νά σκεδίασει,
κι απέτυχεν οικτρά κ’ εξουδενώθει.
Oroferne

Costui, che sul recto del tetradramma
appare col viso sorridente,
col suo viso bello e fine,
e' Oroferne, il figlio di Ariarato.

Lo rapirono bambino in Cappadocia,
dal grande palazzo di suo padre,
e lo mandarono a crescere
nella Ionia, dimenticato, tra stranieri.

O straordinarie notti della Ionia,
dove senza paure, alla greca,
conobbe la piena del piacere!

Nel cuore era ancora Asiatico,
ma nei suoi modi e nella lingua, Greco
ornato di turchesi, vestito alla greca.
il corpo profumato di gelsomino,
tra giovani belli della Ionia
era il piu' bello, come l’idea del bello.

Quando i Siri presero la Cappadocia
e lo fecero re, fu re con entusiasmo,
ma per godere ogni giorno in modi nuovi.
Per accumulare oro ed argento,
per divertirsi, per vantarsi
e veder brillare i tesori accumulati.
Ma quanto a governo e amministrazione -
non ne sapeva nulla.


I Cappadoci ben presto lo deposero
e fuggi' in Siria, nel palazzo di Demetrio
a spassarsela senza far nulla.

Un giorno tuttavia la sua gran pigrizia
fu interrotta da strani pensieri:
si ricordo' che da parte di madre,
un'antiochide, e della vecchia Stratonice
anch’egli discendeva dai Re di Siria,
e che, in un certo senso, era un Seleucide.
Per poco tempo lascio' gli amori e il vino,
e impacciato, come frastornato,
cerco' di organizzare qualcosa,
di fare, di progettare un piano,
ma falli' pietosamente: fu annientato.



Φιλέλλην

Τήν χάραξι φρόντισε τεχνικά νά γίνει.
Έκφρασις σοβαρή καί μεγαλοπρεπής.
Τό διάδημα καλλίτερα μάλλον στενό·
εκείνα τά φαρδιά τών Πάρθων δέν μέ αρέσουν.
Ή επιγραφή, ώς σύνηθες, ελληνικά·
όχ' υπερβολική, όχι πομπώδης —
μήν τά παρεξηγήσει ό ανθύπατος
πού όλο σκαλίζει καί μηνά στήν Ρώμη —
άλλ' όμως βέβαια τιμητική.
Κάτι πολύ εκλεκτό άπ' τό άλλο μέρος'
κανένας δισκοβόλος Έφηβος ωραίος.
Πρό πάντων σέ συστείνω νά κυττάξεις
(Σιθάσπη, πρός θεού, νά μή λησμονηθεί)
μετά τό Βασιλεύς καί τό Σωτήρ,
νά χαραχθεί μέ γράμματα κομψά, Φιλέλλην.
Καί τώρα μή μέ αρχίζεις εύφυολογίες,
τά « Πού οί Έλληνες ; » καί « Πού τά Ελληνικά
πίσω άπ' τόν Ζάγρο εδώ, από τά Φράατα πέρα».
Τόσοι καί τόσοι βαρβαρότεροί μας άλλοι
άφού τό γράφουν, θά τό γράψουμε κ' εμείς.
Καί τέλος μή ξεχνάς πού ενίοτε
μάς έρχοντ' από τήν Συρία σοφισταί,
καί στιχοπλόκοι, κι άλλοι ματαιόσπουδοι.
Ώστε ανελλήνιστοι δέν είμεθα, θαρρώ.
Filelleno

Studiati che l'incisione sia ben fatta,
l'espressione grave e maestosa.
Il diadema meglio se sottile
quelli alti, dei Parti, non mi piacciono.
L'iscrizione, come al solito, in Greco:
non esagerata o ampollosa-
che non se la prenda il proconsole
che sempre ascolta e fa rapporto a Roma-
ma lo stesso sicuramente onorifica.
Qualcosa di speciale sul rovescio:
che so: un discobolo,un bell'efebo.
Ma soprattutto ti prego di badare
(non te lo scordare, Sitaspe, te ne prego)
che dopo BASILEUS e SOTERE
tu incida in bei caratteri FILELLENO.
E non cominciare adesso con le battute;
"Dove sono i Greci?" e "Dov'e' il Greco
qui, di qua dello Zagro, oltre Fraata?"
Visto che lo scrivono in tanti, piu' barbari
di noi, anche noi lo scriveremo!
E non dimenticare che a volte
ci arrivano dalla Siria sofisti
e poetastri e altri pedanti.
Quindi siamo Ellenisti, direi!



    BIBLIOGRAFIA - ΒΙΒΛΙΟΓΡΑΦΙΑ

Καβάφης, Κ. Π. - 1968 - Ποιήματα. Αθήνα
Kavafis, C. - 1961 - Poesie (a cura di Filippo Maria Pontani). Milano, 126-129, 164-169, 491-492, 495-496
De Manzini, O. - 1996 - Ο Φιλέλλην. Αλφειός, 1 -1996, 65-68
Giustino, M. I. - s.d. - Historiarum Philippicarum in Epitomen. http://www.gmu.edu/departments+fld/CLASSICS/justin35.html
Per le legenda delle monete partiche:http://www.parthia.com/parthia_inscriptions.htm
Pontani, F. M. - 1991 - Επτά δοκίμια & μελετήματα γιά τόν Καβάφη. Αθήνα, 56, 58-59, 200
Sear, D. R. - 1996 - Greek Coins and Their Values. Vol 2. Asia and Africa. 7287 Orophernes, Cappadocia. Seaby (ed.). London, 1-762.
Wroth, W. - 1899 - Catalogue of the Greek coins of Galatia, Cappadocia and Syria. London, 34



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