Dopo la presa di Cartagine nel 146 a.C., che segnò la fine della terza guerra punica, la conquista da parte di Roma di tutto il Nord Africa divenne realtà di fatto. Fu così che i Re berberi, che erano dei capi guerrieri, cercarono per lo più di allearsi con i Romani. Anche i regni di Mauritania e di Numidia divennero come dei protettorati romani (indipendenti nell' interdipendenza), occasionalmente amministrati da funzionari di Roma.
Ma Juba I°, Re di Numidia dal 68 a.C. al 46 a.C., ebbe il torto di appoggiare il partito di Pompeo nella sua rivolta contro Cesare. Quando quest'ultimo vinse a Thapsus nel 46 a.C., a Juba I° non rimase altro che suicidarsi.
Suo figlio, Juba II°, che allora aveva 4 anni, fu portato come prigioniero a Roma, dove Cesare lo mostrò alla folla, come segno del suo trionfo.
Questo bambino - discendente a sua volta da Giugurta e da Bocchus I° - venne poi affidato ad Ottaviano, giovane nipote di Giulio Cesare. Juba II° ricevette così un'educazione di alto livello e, accortisi che il giovane sicuramente era molto dotato, si fece in modo che egli potesse dedicarsi con grande profitto agli studi. Così quasi subito, e sempre più con il trascorrere degli anni, divenne uno degli uomini più istruiti del suo tempo.
Si conosce dalla storia che Ottaviano nel 43 a.C. formò il secondo triumvirato con Antonio e Lepido. Ma Antonio ripudiò Ottavia, sorella di Ottaviano per sposare Cleopatra, regina d'Egitto. Per questa ragione Ottaviano litigò con Antonio e la disputa finì con la battaglia navale di Azio (31 a.C.), in cui il primo ebbe il sopravvento. Juba II° partecipò a questa battaglia con l'armata del vincitore Ottaviano. È noto che Antonio, assediato ad Alessandria, si suicidò, e la leggenda ricorda che Cleopatra si diede anch'essa la morte poco tempo dopo, facendosi pungere da un aspide.
Ottaviano, divenuto Cesare Augusto nel 27 a.C., per ricompensare Juba II° della partecipazione alla battaglia di Azio, gli restituì dapprima il regno di suo padre e successivamente, nel 25 a.C., lo fece anche diventare Re delle due Mauritanie.
Nel 20 a.C. Ottaviano Augusto gli diede anche in sposa Cleopatra Selene, figlia di Marc Antonio e della celebre Cleopatra. Juba II° ne fu felice: era rimasto folgorato dalla sua bellezza. Dalla loro unione nacque Tolomeo, che regnò assieme a suo padre (dal 21 d.C) e gli successe alla morte, il 23 d.C.
Juba II° e Cleopatra Selene introdussero nel Nord Africa l'architettura greca e l'arte e resero potente e prospero il loro regno.
Re della Mauritania, Juba II° fece di Iol una grande capitale, che mise sotto la protezione dell'Imperatore, chiamandola Cesarea, attuale Cherchel in Algeria.
Egli restò in effetti fedele per tutta la vita agli stretti legami che si erano formato tra lui e l'Imperatore, al punto che, quando alcuni Mauri si sollevarono, durante la rivolta dei Numidi, non potè fare altro che dare il suo appoggio ai romani.
Anche se egli dipendeva molto da Roma e benchè non fosse che sovrano di nome, riuscì a mantenere la pace in Mauritania durante tutti i 48 anni del suo regno. Questo è un grande risultato che non si può disconoscergli.
Juba II° si sforzò di creare un clima favorevole allo sviluppo del suo popolo. Essendo un grande ammiratore di Pericle, che fece della sua patria un modello democratico, egli volle governare la Mauritania prendendolo come esempio. I metodi democratici del suo governo e le sue grandi qualità di Re, gli valsero l'appoggio del suo popolo e la stima delle altre nazioni. Ad Atene, nella sua scuola, fu eretta una statua che ricordava Juba II°, il Re africano.
Porta di Volubilis
Sotto il suo regno, la città di
Tipaza, fondata dai Fenici nell'814 a.C., conobbe grande splendore: Juba II° ne fece l'estensione di
Cesarea e vi fondò un centro di cultura Greco-Romana.
Volubilis, situata nell'attuale Marocco, fu senza dubbio la seconda Capitale di Juba II°, tenendo conto del grande numero di splendidi bronzi e di mosaici di quell'epoca che vi furono ritrovati. Il
"Cammino del Re", costituito da un susseguirsi di valli tra le due Capitali, permise a Juba II°, durante tutto il suo regno, di riunire sotto lo stesso scettro la Mauritania
interna ed
esterna, cioè circa tre quarti dell'Algeria attuale e tutto il Marocco. Questo è lo stesso
Cammino che Giugurta, Re dei Numidi, seguì nel 106 a.C., quando si rifugiò dal Re dei Mauri, Bocchus I°, per sfuggire alle legioni di Mario.
D'altra parte, fu grazie ai suoi porti, ed in particolare quello di
Lixus sulla Costa atlantica, che la Mauritania potè fornire a Roma grandi quantità di cereali, di olio d'oliva e di
garum. Inoltre, Juba II° esplorò le isole Fortunées, odierne Canarie e fece dell'antico centro punico di
Tumisiga (oggi
Essaouira) uno dei tre centri mondiali per la produzione della porpora, estratta dalle isole che vennero da allora chiamate
"Porporine". Questa porpora causò indirettamente la tragica fine di suo figlio Tolomeo, perchè in occasione di un viaggio, nel 40 d.C., ebbe il torto di presentarsi ad un banchetto vestito di porpora, come l'Imperatore. Caligola lo fece uccidere all'istante. Da quel momento Numidia e Mauritania vennero riassorbite nell'Impero Romano.
Ma fu nelle arti che Juba II° lasciò veramente il suo segno: questo Numide, dotato della finezza intrinseca della sua razza, istruito e raffinato dalle maggiori culture puniche, ellenistiche e romane rappresentò in qualche modo una sintesi vivente di queste civiltà. Egli seppe circondarsi di uomini sapienti, di artisti e di poeti nei suoi palazzi di Cesarea e di Volubilis. Dai suoi numerosi viaggi egli portò un gran numero di libri e le copie delle migliori sculture del
"Secolo di Pericle", della scuola di Mirone e di Policleto, di Fidia e di Prassitele.
Ma è negli scritti che Juba II° fu veramente memorabile: conosceva molto bene la storia del suo paese ed anche quella di altri popoli. Egli viene citato come storico nei trattati di storia sia greci che latini. Scrisse anche soggetti diversi quali trattati di geografia, di teatro e di pittura. Purtroppo la sua opera è andata perduta per sempre, tranne pochi frammenti ancora rimasti.
Juba II° è visto anche come la principale guida di Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) per la zoologia e la botanica. Questo può spiegare il fatto che, parecchi secoli più tardi una palma prese il nome di
Jubaea Chilensis in suo onore.
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