INTRODUZIONE

La nascita della moneta
La moneta si formò sovente con il rovescio incuso: è da questa semplice osservazione che è iniziato il nostro modesto studio.
Le prime monete (Lydia, VII° secolo a.C.) erano globetti di elettro impressi da un solo lato. Dall’altro, l’impronta in incavo del punzone squadrato che era usato per batterli. Il conio di martello non esisteva ancora; al suo posto si usava una punta piatta grossolanamente quadrata. L’effetto risultante fu quello del quadrato incuso, ovvero una depressione di forma variamente geometrica che accresce il fascino di questa monetazione arcaica.
Dalla Lydia e Ionia in meno di cinquant’anni l’uso della moneta si diffuse a macchia d’olio a tutte le colonie greche e alla madrepatria, ed ogni città iniziò a produrre moneta propria secondo una tecnica tutto sommato semplice utilizzata in Lydia. Monete con il rovescio a quadrato incuso furono prodotte nella Ionia, in Atene, Corinto, Aegina, Thasos ed altre. Ben presto si abbandonò l’elettro, difficile da garantire come lega, per coniare monete in argento. Il passo successivo fu sostituire il punzone a disegno geometrico con un conio di martello, ovvero passare alla coniatura di una moneta a due facce in doppio rilievo. Con l’esaurirsi di questa fase "sperimentale" agli albori della moneta, la tecnica incusa non fu ancora del tutto abbandonata: in Magna Grecia si ebbe una intensa stagione di emissioni monetali caratterizzate dal rovescio incuso. A differenza dei primi rudimentali esperimenti, questa produzione fu caratterizzata da un elevato livello di maestria tecnica e produsse dei veri e propri capolavori.


Lydia, 600-570 a.C.

Ionian, Ephesos, V° sec. a.C.

Ionian Mysia, Kyzicos, 520 a.C.

Corinto, 525-500 a.C.

Aegina, 485-480 a.C.

Thasos, 420 a.C.


LE MONETE INCUSE NELLA MAGNA GRECIA

Le prime esperienze monetali in Italia avvennero nelle colonie achee dell’Italia meridionale in un periodo stimabile intorno al 550 a.C. Questa arcaica monetazione venne prodotta con una particolarissima tecnica che le rese del tutto originali, se non uniche nel panorama numismatico classico: il diritto si presenta in rilievo, un tipo molto simile, ma non identico, è ripetuto sul rovescio ma in incuso. L’abilità degli antichi incisori fece sì che le due immagini corrispondessero perfettamente, tanto da far pensare a monete prodotte con una tecnica a sbalzo o a un brockage.
Le città che produssero monete incuse furono Sibari, Siri, Crotone, Metaponto, Poseidonia, Caulonia, Taranto, Reggio e Zancle. Le emissioni, anche se diversificate geograficamente, furono molto omogenee per la tecnica e lo stile adottato. Le monete seguirono il sistema ponderale euboico-corinzio, tale per cui uno statere d’argento di 8,70 gr si divideva in tre dracme di 2,90 gr, secondo questo schema:

1 statere = 3 dracme = 4 trioboli = 12 oboli

La produzione fu in ogni città piuttosto irregolare, con frequenti interruzioni. I volumi di emissione piuttosto limitati, con l’eccezione di Metaponto. Inoltre la produzione si incentrò sul nominale maggiore, lo statere, di elevato valore intrinseco (uno statere poteva costituire la paga di un soldato per una settimana). Questi elementi fanno pensare ad emissioni volte a pagare le milizie o debiti statali più che a favorire i commerci al minuto.


Mappa dei commerci con la Magna Grecia


I motivi che indussero le città greche a produrre una monetazione tanto singolare non sono noti. Una teoria tradizionale la vuole opera nientemeno che di Pitagora. Il grande filosofo e metallurgo approdò a Crotone verso la fine del VI° secolo e ivi diffuse la sua dottrina filosofica degli “opposti”, di cui la moneta incusa sarebbe una pratica applicazione. Tuttavia questa teoria, pur molto suggestiva, oggi non è più accettata perchè l’inizio delle emissioni viene ora posto un ventennio prima dell’arrivo in Italia di Pitagora, nel 530 a.C.
Si è pensato piuttosto ad una lega monetaria di città achee unite da interessi commerciali; ma le lotte feroci tra le medesime città e la presenza di città non achee come Taranto e Zancle sembrano smentirla.
Taluni AA. hanno pensato alla tecnica incusa per facilitare la riconiazione di monete provenienti da altri paesi, ma anche questa teoria è discutibile in quanto questo fenomeno è osservabile solo nella fase più tarda della monetazione.
Le emissioni più arcaiche sono molto raffinate e curate artisticamente, dei veri gioielli di arte orafa. Il tondello è molto largo e sottile (30-32 mm di diametro), il bordo molto curato con diversi tipi di greche e disegni ornamentali, differenti tra diritto e rovescio.


Greche da incusi (da Gorini)

In un secondo momento, a partire dal 500 a.C., il tondello si restringe (24-26 mm) pur mantenendo il peso corretto. In fase tardiva (480-460 a.C.) il tondello si inspessìsce ulteriormente restringendosi nel diametro (21 mm) e la manifattura diviene scadente, soprattutto nella resa del lato incuso talvolta risultante come un’impressione informe senza relazione con l’immagine del diritto. A partire dal 450 a.C. c.ca, la tecnica dell’incuso viene abbandonata e si passa a produrre monete a doppio rilievo, più rapida ed agevole. La complessità e la lentezza delle operazioni di coniatura degli incusi influirono molto in questa scelta.
Dal punto di vista stilistico tutte queste monete presentano una ispirazione unica ed una straordinaria semplicità di concezione creativa. Le immagini campeggiano ieratiche e sobrie al centro del tondello. Tratti precisi, chiaroscuri marcati da rilievi massimi per una moneta, semplicità, armonia e naturalismo nel proporre temi inanimati come la spiga o il tripode. La figura umana viene ritratta in nudità virile secondo i canoni dell’arte greca arcaica.

Osservazioni sulla tecnica.
Il rovescio incuso venne prodotto con un conio apposito, inciso in rilievo. I due conii dovevano combaciare perfettamente, in modo che l’asse delle due facce andasse a coincidere. Per ottenere questa precisa giustapposizione i due conii andavano “incavigliati” l’un l’altro con qualche sistema che ne impedisse lo spostamento.
Dopo una prima fase priva di simboli, sia al diritto che al rovescio ne vennero aggiunti diversi quali un granchio, una cavalletta, una cicogna, un delfino, un’arpa ed altri ancora. Ciò probabilmente per valutare i volumi delle emissioni o come contromarche. Si è osservato che alcuni simboli non erano incisi assieme al conio principale, ma venivano impressi successivamente, in una seconda fase di battitura, con conii mobili. Anche la leggenda sul rovescio, talvolta in rilievo altre volte incusa, sembra essere stata apposta con punzoni mobili dopo la battitura.
I tondelli dimostrano una cura quasi maniacale: soprattutto nelle prime emissioni sono molto sottili (2-3 mm) e perfettamente circolari. Mancano del tutto irregolarità, globosità o codoli di fusione. Vennero ottenuti probabilmente con un lungo processo di fusione in stampi e poi ritagliati e ribattuti con cura più volte al fine di eliminare qualsiasi difetto o manchevolezza. Grazie alla sottigliezza del tondello talune emissioni, pensiamo alla spiga di Metaponto, sono caratterizzate da rilievi molto marcati.


Orlatura di uno statere di Metaponto

Il bordo presenta delle decorazioni a greca molto elaborate che richiudono come in una cornice i soggetti. Anche in questo caso si è visto che la fascia decorativa esterna è stata preparata con un conio mobile prima della battitura del tipo principale. Nonostante la fissità del soggetto centrale, la fascia decorativa varia da esemplare a esemplare. Tanta cura e attenzione ad ogni passaggio di produzione della moneta fanno pensare che queste monete fossero opera di orafi esperti, abituati a produrre oggetti elaborati di arte incisoria. Il risultato fu un oggetto raffinato, a metà strada tra la moneta e il gioiello.

LE CITTÀ PIÙ IMPORTANTI PER EMISSIONI INCUSE

Sibari
La città di leggendaria ricchezza venne rasa al suolo dai crotoniati verso il 511-510, permettendo quindi di stabilire la data di cessazione della sua produzione monetaria. La leggenda è SU retrogrado. Il tipo scelto a simbolo della città fu il toro retrospiciente, reso con indubbio pregio estetico. Potrebbe essere la personificazione di un fiume o forse un lontano ricordo di ascendenze micenee. La manifattura è ben curata con tondello largo e sottile. Solo in pochissimi esemplari, tardi e forse successivi alla distruzione della città, assistiamo al degrado del tondello osservabile nelle altre monetazioni incuse.


Sibari, 550-510 a.C.

Sibari, 530-510 a.C.


Siri
Sono note alcune rare monete con tipi simili a quelle di Sibari, salvo che per la leggenda SIRINOSretrogrado o SYX retrogrado o PYXEOS sempre retrogrado. Sono attribuite a Siri, piccola città achea, distrutta da Sibari nel 550 a.C. L’attribuzione è tuttavia incerta, così come lo sono le vicende storiche di questa cittadina, la cui monetazione potrebbe addirittura essere anteriore alle prime emissioni di Sibari.


Siri, 560-530 a.C.

Siri Pixunte, 560-530 a.C.


Laos
La cittadina di Laos, prossima a Sibari, produsse delle rarissime monete a rovescio incuso raffiguranti un toro androprosopo e leggenda LAI NOS. Questa emissione, assieme ad altre rarissime monete di incerta attribuzione (dalla leggenda AMI o OS o PAL o MOL) sono considerate come prodotti di zecche minori operanti nella sfera d’influenza politica di Sibari.


Laos, 510-500 a.C.


Metaponto
Al centro dello statere di Metaponto campeggia una spiga d’orzo, a segnalare che la vera ricchezza della città era l’agricoltura. Le emissioni si protrassero per almeno settanta anni e pertanto sono discretamente numerose ancora adesso. Le prime emissioni furono le più curate nella fattura del tondello, che appare quasi perfettamente circolare, sottile e largo. La spiga, molto rilevata, appare un pò rigida e stilizzata nelle prime emissioni, per farsi morbida e leggiadra nella fase successiva. Si aggiunsero ben presto simboli quali controlli delle varie emissioni: dapprima una cavalletta, poi teste d’asino, conchiglie, delfini, lucertole. A seguire come variante sul rovescio compare una bellissima testa di toro affacciata. La leggenda varia da META, diritto e retrogrado, a METAP a METAPONTI Con il passare degli anni il tondello si inspessisce mentre il diametro diminusice. La cura precedentemente prestata alla perfezione di ogni esemplare, va scemando. Le monete diventano trascurate, soprattutto nella preparazione dei tondelli, fase da cui dipende la riuscita artistica dell’incuso, la spiga d’orzo appare una stanca ripetizione di se stessa.


Metaponto, 550-530 a.C.

Metaponto, 530-510 a.C.

Metaponto, 530-510 a.C.

Metaponto, 530-510 a.C.

Metaponto, 530-510 a.C.

Metaponto,simbolo cavalletta,530-510 a.C.


Crotone
La raffigurazione principale di Crotone fu il tripode delfico, mantenuto sulle monete anche dopo il passaggio al doppio rilievo, quale segno della devozione all’oracolo delfico.
Anche per Crotone vale la regola che i pezzi più curati e artisticamente più validi sono quelli arcaici: coniati sui tondelli larghi e sottili e perfettamente tondi, riportano semplicemente l’immagine del tripode, con serpentelli alla base delle zampe al diritto. Con il passare dei decenni assistiamo ad una evoluzione analoga a quella metapontina: i tondelli si restringono e si inspessiscono, il disegno del tripode si fa trascurato come anche la battitura talvolta frettolosa, fino alle ultime emissioni in cui la faccia incusa si presenta come un’incavo informe privo di connotazioni.
I primi simboli ad apparire accanto al tripode furono la cicogna ed il granchio, seguiti poi da polipi, cetre, delfini ed archi. Il simbolo sul rovescio appare in rilievo e non incuso. Una notevole variante dello statere classico si ha quando, sul rovescio, al posto del tripode incuso, compare un’aquila ad ali spiegate, resa con cura minuziosa nei particolari del piumaggio.
La leggenda recita KRO con la Koppa, l’arcaica lettera greca poi evolutasi in cappa.


Kroton, simbolo cicogna, 530-510 a.C.

Kroton, 530-510 a.C.

Kroton, 530-510 a.C.

Kroton, 530-510 a.C.


Caulonia
Nonostante non sia mai stata una potenza locale, Caulonia ebbe il privilegio di coniare una propria moneta. Il simbolo scelto da questa piccola città fu una figura piuttosto complessa e misteriosa: un giovane nudo, reso con arte arcaicizzante, che cammina a destra, sul suo braccio sinistro una figuretta umana (un demone?) fugge recando due rami. Il braccio destro del giovane impugna anch’esso un ramo e lo alza nell’atto di colpire la piccola figura. Sullo sfondo un cervo incuriosito osserva la scena. Su significato della scena si è a lungo discusso: un Eracle impegnato in una delle sue fatiche oppure un Apollo purificatore Il cervo retrospiciente, che successivamente passerà ad occupare la scena nelle monete a doppio rilievo, sembra essere il vero simbolo della città.
Come sempre, le prime emissioni sono di elevatissimo pregio artistico, rese su tondelli perfetti, sottili e larghi, mentre in seguito le emissioni si arricchiscono dei difetti già descritti per le monete di Metaponto e Crotone.
La scritta di leggenda recita KAUL. A seguito delle prime emissioni, compaiono frequenti simboli.


Kaulonia, 530-510 a.C.

Kaulonia, triscele, fine V° sec. a.C.


Taranto
La città spartana contravvenne i precetti della madrepatria di non coniare moneta. Stateri incusi sono coevi alle altre emissioni descritte. A differenza delle altre città, che produssero tipi monotematici per lunghi periodi di tempo, a Taranto la moda degli incusi fu breve e conobbe una certa varietà di tipologie. La prima moneta fu forse quella raffigurante Apollo Giacinzio inginocchiato con in mano un fiore e una lira. Seguirono Falanto su delfino, reso con arte arcaica ed ellenizzante. Una moneta rarissima riporta al diritto Giacinto e al rovescio Falanto su delfino, quasi il momento di passaggio tra un’emissione e la successiva. La leggenda è la seguente: TARAS, retrogrado


Taranto, 520-510 a.C.

Taranto, 272-235 a.C.


Poseidonia
La ricca città tirrenica produsse stateri incusi recanti come simbolo il re del mare: Poseidone. Egli è ritratto andante verso destra, ignudo, se non per la clamide sulle spalle, nell’atto di scagliare il tridente con la destra alzata sopra la testa. Anche in questo caso assistiamo ad una raffigurazione particolarmente riuscita dal punto di vista artistico, forse ispirata ad un oggetto di arte statuaria noto agli incisori. Come per gli stateri di Caulonia, il tipo di questa moneta trova riscontri artistici in alcune statue di Kuroi arcaici. La figura del dio è inserita nel tondello con rara maestria in un perfetto equilibrio di spazi e rilievi. Si tratta forse del capolavoro dell’arte arcaica sulle monete incuse.
La leggenda recita: POS spesso retrograda. Lo statere di Poseidonia è più leggero, pesa mediamente 7,4 – 7,5 gr.


Poseidonia, 540-510 a.C.

Poseidonia, 540-510 a.C


Reggio e Zancle
Anche Reggio, colonia ionia, aderì alla produzione di stateri incusi. Sono note rarissime monete con toro androcefalo a rovescio incuso, con un metro ponderale di origine calcidiese (statere di 5,6 gr). Forse per imitare la città dirimpettaia, sono note monete a rovescio incuso anche a Zancle, sebbene questo tipo di emissione dovette essere assolutamente sporadico.
Per Reggio la leggenda è la seguente: REGINON, retrograda, mentre per Zancle: DANKLE, al diritto, sotto l'animale. Si tratta delle uniche monete siciliane prodotte con questo tipo di tecnica.


Reggio, dracma, 510-500 a.C.

Zancle, c.ca 520 a.C.

Le date sono state ricavate prevalentemente da Gorini, 1975.


CONCLUSIONI

La monetazione incusa ha prodotto capolavori di rara bellezza e ci fa riflettere sul fatto che l’arte incisoria in Magna Grecia sia nata già adulta, raggiungendo subito vette insuperabili. Gli stateri incusi sono le prime monete italiche, frutto della sapienza dei greci, ma anche portatori dei loro misteri. Per un attimo gli antichi Dei rivivono nelle nostre mani, Poseidone e Apollo si riaccendono nel loro splendore, il delfino solca di nuovo la acque del Mediterraneo, il toro si volta enigmaticamente indietro: ancora non hanno perduto forza espressiva e capacità di stupire.

In tempi recenti gli incusi della Magna Grecia hanno interessato anche l'incisore dell'antico Uffizio della Zecca di Lucca, il Maestro Giuliano Marchetti, che mirabilmente ha riprodotto, fra l'altro, i seguenti capolavori monetari: