GLI INCUSI OCCASIONALI
Errore o intenzione?
Tra le diverse anomalie legate alle tecniche di conio artigianali dell’antichità, si annoverano le monete incuse. Queste monete presentano sul rovescio la stessa raffigurazione del diritto ma in incuso, cioè in incavo. Durante la fase di battitura la stessa faccia di una moneta viene impressa due volte, una volta in rilievo sul diritto e una volta in negativo sul suo rovescio.
Bisogna subito distinguere incusi occasionali, ottenuti per errore, dalle monete incuse per caratteristica dell’emissione, come gli stateri emessi in Magna Grecia verso la metà del V° secolo a.C.
Nel caso degli incusi occasionali (brockage in letteratura anglosassone) non si tratta di una caratteristica dell’emissione ma di un errore dovuto alla fretta nelle operazioni di coniazione.
a. - Normale coniazione di un tondello vergine. In alto il conio di martello
che riceve il colpo del malliator. In basso il conio d'incudine, ove è posto
il diritto della moneta.
Come avviene la coniazione di un incuso:
Secondo la teoria abitualmente accettata la moneta incusa è un errore dovuto alla dimenticanza di una moneta appena battuta sotto il conio di martello. In tal modo la moneta successiva riceve il normale conio d’incudine al diritto e sul rovescio il conio del diritto in rilievo, con il risultato di reimpreimere in negativo e specularmente rovesciato lo stesso tipo.
b. - Un tondello rimane attaccato sotto il conio di martello e l'operatore
inizia a coniare monete incuse.
L’operaio (malliator) continua a coniare monete incuse finché si accorge dell’errore e toglie il tondello incastrato sotto il conio di martello. La fretta e la necessità di coniare grossi volumi di monete possono causare tale inconveniente. Un incuso che riguardi il conio d’incudine, ovvero quello su cui si appoggia il tondello vergine, è impossibile perché l’operatore vedrebbe subito che il conio è occupato dalla moneta appena battuta.
c. - Meccanismo di produzione della moneta incusa.
Siccome nel conio d’incudine è in genere incisa l’autorità emittente, (la testa di Roma in età repubblicana, il volto dell’imperatore in età imperiale) si spiega come mai gli incusi presentano una doppia battitura della faccia principale della moneta e mai il rovescio.
La presenza di incusi nei ripostigli monetali dimostra che il mercato accettava volentieri le monete incuse al pari di una moneta normale. E questo appare sensato in un sistema basato sul valore intrinseco delle monete.
Sebbene più frequenti in età romana repubblicana, le monete incuse “per errore” si ritrovano in qualsiasi altra monetazione antica, sia romana che greca od orientale.
Secondo quanto si evince dai principali testi di numismatica classica non c’è motivo di ritenere che l’incuso sia programmato pertanto gli incusi sono considerate curiosità, al pari di altri errori in fase di produzione delle monete (doppie battiture, tondelli anomali, ribattiture, chash dies).
Antichi battitori di monete
Tuttavia a quanto finora appurato, vogliamo aggiungere alcune considerazioni personali:
Prima Osservazione: la frequenza.
Le monete incuse in età romana repubblicana non sono affatto rare e non non vi è alcuna plausibile spiegazione per questa aumentata frequenza. Purtroppo non ci sono noti dati statistici complessivi della incidenza degli incusi occasionali in età repubblicana o imperiale. Bisogna ricorrere allo studio di singoli tesoretti.
Nel ripostiglio di Rutigliano, interrato nel 58-57 ac, su 89 denari repubblicani, è presente un denario incuso.
Nel vasto ripostiglio di Cisterna, databile alla tarda repubblica, composto da 507 denari, non sono presenti incusi.
Nella Collezione numismatica dell’Università Cattolica di Milano su 72 monete romane repubblicane, principalmente denari, è presente un denario incuso.
Nella Collezione numismatica dell’Università di Pavia, su 611 monete, principalmente denari, è presente un denario incuso.
Il vasto ripostiglio di Reka Devnia, interrato al tempo di Gordiano, composto da più di 81.000 denari, presenta una dozzina di monete incuse (circa 1:6750).
Talune emissioni sono più frequentemente afflitte dal fenomeno degli incusi occasionali: ad esempio Marcius Philippus 113 a.C. (Cr 293), M Tullius 120 a.C. (Cr 280), Vibius Pansa 90 a.C. (Cr 342/3). Sebbene manchino dati specifici, in età repubblicana questa incidenza potrebbe assestarsi intorno ad una moneta su 300-500 coniate normalmente.
Poco convincente per esser frutto solo di errori occasionali. Anche il fatto che gli incusi siano meno frequenti in epoca imperiale, pur in presenza di volumi di produzione molto maggiori, fa riflettere. Forse gli incusi in epoca repubblicana non sono solo dei semplici errori.
Seconda osservazione: tondello preriscaldato.
La seconda obiezione alla teoria tradizionale riguarda un aspetto tecnico: l’argento fonde a 961,93 gradi. Il tondello deve essere preriscaldato a circa 550°-600°, quando diventa sufficientemente malleabile da essere impresso dal conio con un singolo colpo di martello.
Tuttavia una moneta calda che rimanga attaccata sotto il conio di martello, proprio per il fatto di essere arroventata e malleabile, non è forse in grado di imprimere la moneta sottostante con la precisione degli incusi che noi oggi possiamo osservare. E’ probabile che la moneta incusa per errore, non porti alle impronte molto nitide che noi oggi osserviamo nelle monete incuse, ma ad una incusione molto grossolana ed imprecisa, un vero errore di conio. La perfezione con cui sono eseguiti gli incusi induce a pensare ad un risultato voluto e deliberato, ottenuto con una moneta
raffreddata e appositamente incastrata sul conio di martello o con un punzone adeguatamente modificato.
Un’ ipotesi da verificare.
L’ipotesi che proponiamo è che gli incusi in età repubblicana siano emissioni
deliberate, una sorta di scelta di ripiego, in attesa dell’incisione di nuovi conii. Si sa che la rottura di un conio, soprattutto quello di martello, era frequente. In epoca repubblicana gli incisori non erano molti, per anni forse solamente due
(Crawford RRC, pag 578). L’intera vasta emissione di Julius Bursio (85 a.C.) fu opera di due sole mani incisorie. Può essere che la loro opera non fosse sufficiente alla bisogna della zecca e che il ritmo di produzione ogni tanto rallentasse proprio perché i bisognava aspettare che i nuovi conii fossero incisi dai
celatores. Quando il conio di martello diventava inutilizzabile, il
malliator procedeva a coniare incusi deliberatamente, con lo scopo di continuare la produzione a pieno ritmo. Allora si lasciava raffreddare una moneta attaccata sotto il conio di martello, affinché adeguatamente temprata, fosse in grado da fungere essa stessa da matrice per monete incuse. Un trucchetto di ripiego in grado di mantenere la produttività a livelli elevati in momenti di emergenza.
Un tale espediente era accettabile anche perché sulla moneta incusa veniva raffigurato due volte il diritto, e cioè l’autorità emittente (in genere la testa elmata di Roma). Questo concorda con il ritrovamento di incusi solo del diritto. Una tale semplice soluzione inoltre sarebbe pienamente in linea con lo spirito pragmatico dei Romani. In caso di rottura del conio del diritto invece l’attività di battittura si fermava in attesa di un nuovo conio.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
In assenza di testimonianze archeologiche, questa ipotesi è destinata a rimanere tale. Tuttavia una prova sperimentale è ipotizzabile: riprodurre la coniazione di un incuso con una metodica di coniazione antica: usando una lega d’argento simile a quella usata nell’antichità e scaldando adeguatamente i tondelli. Se si dovesse dimostrare che il tondello caldo e molle non lascia impressioni nette sulla moneta incusa, ma solo un’impronta grossolana e maldefinita, dovremmo forse rivedere il significato che abitualmente viene dato a questo tipo di monete anomale.
Monete Repubblicane incuse per errore (Brockage)
Sergia 116-115 a.C. |
Aemilia 114-113 a.C. |
Quinctia 112-111 a.C. |
Valeria 108-107 a.C. |
Thoria 105 a.C. |
Aurelia 105 a.C. |
Appuleia 104 a.C. |
Servilia 100 a.C. |
Caecilia 96 a.C. |
Vibia 90 a.C. |
Porcia 89 a.C. |
Norbana 83 a.C. |
Pompeia 44 a.C. |
Livineia 42 a.C. |
Dettaglio di monete Repubblicane incuse
Appuleia dettaglio | Vibia dettaglio |
Da ultimo vorremmo anche considerare un’altra possibilità, come suggeritoci dalla Dr Novella Vismara. La moneta a Roma possedeva anche una dimensione sacra e in questa veste doveva forse essere incusa. L’antica religione della Roma repubblicana era molto complessa, per certi versi quasi una superstizione. Nulla esclude che taluni rituali od abitudini scaramantiche, dei quali nulla purtroppo sappiamo, richiedessero l’offerta di monete incuse. È quindi possibile che una piccola parte della produzione monetaria fosse riservata come offerta votiva ad un tempio di Roma (Giano?) o per rituali all’interno della stessa Zecca del Campidoglio. Questo spiegherebbe la presenza regolare nel corso di tutta la produzione repubblicana di piccoli quantitativi di monete incuse per ogni emissione.
Questa abitudine potrebbe essere venuta meno in età imperiale, con il decadere delle forme di religione più antiche e il diffondersi dei nuovi culti orientali nella capitale.
Con questo piccolo contributo gli AA. non intendono certo risolvere l'annoso problema degli incusi. Sperano tuttavia di aver aggiunto un altro piccolo tassello a quest'enigma di notevole importanza numismatica sul perchè degli incusi. Dopo il periodo romano del brockage infatti, dal medioevo in poi, tutte le monete incuse erano decisamente ed unicamente dovute ad errore umano.
Battitori - Stadtmuseum, Haumburg
"Il moderno avvento delle macchine porta una grande distinzione fra le monete antiche e moderne. Le antiche sono simili, mai uguali fra loro, quelle moderne sono invece perfettamente uguali, perchè i coni sono tutti identici a ciascun tondello e ricevono dal torchio una pressione rigorosamente misurata" (Caccuri Baffa, 2001). Ma allora a cosa sono dovuti gli incusi moderni? Gli errori monetali sono dovuti unicamente a macchinari temporaneamente inceppati, a distrazioni dei dipendenti o fattori simili che generalmente provocano una doppia coniazione oppure monete incuse, quando la moneta resta inavvertitamente attaccata al conio e riceve di nuovo la battuta. Qui ne diamo un esempio.
Moneta incusa di Vittorio Emanuele II°, 5 centesimi, Cu, 25 mm, 40.95 g