A Firenze spetta nel 1252 il vanto di aver battuto la prima moneta d'oro: il fiorino, dal fiore battuto al diritto, simbolo della citta' con 3.54 g. Quasi contemporaneamente a Genova si battè il genovino e nel 1280 a Venezia il Ducato.
La monetazione genovese risentì a lungo dello stile medioevale. I tipi
riproducevano un Castello con porta stilizzata (Janua da cui forse il nome di Genova), probabilmente il Castello degli Embriaci, oggi scomparso ed il nome di Corrado III, che aveva concesso nel 1139, il diritto di monetazione alla città.
Il Doge scriveva sui vari nominali le sue iniziali con il numero
ordinale e tale sistema non subì modifiche per lungo tempo.
Gian Galeazzo Maria Sforza, durante l'occupazione, fece battere testoni d'Argento rimpiazzando la leggenda dogale con le sue iniziali. Lo stesso sistema fu adottata da Ludovico Maria Sforza, mentre Luigi XII mise sulla porta il fiordaliso di Francia.
Anche a Savona, il 15 luglio 1327 viene dato il diritto di battere moneta da Ludovico IV
il Bavaro, incoronato a Milano Re d'Italia ed omaggiato dagli Ambasciatori savonesi.
La moneta tipica genovese fu il
"genovino d'oro" detto anche
"scudo d'oro", che ebbe il peso costante di 3.30 g ed incontrò il favore di tutti i paesi che entrarono in trattative commerciali con la Repubblica.
Dal 1280 al 1339, anno dell’elezione del primo Doge, il Genovino ricevette la legenda
IANUA.QUA(M)
.DEUS.P(RO)
TEGAT.
Simon Boccanegra (1339-1344) scrisse:
DUX.IANVE:QVA:DEVS:PTEGAT o
DUX IANVENSIUM PRIMVS, accontentandosi di un numero d’ordine, esempio seguito da tutti i suoi successori, dei quali ecco la nomenclatura:
I° Simon Boccanegra (1339-1344) | | VII° Antoniotto Adorno (1378, 1384, 1391, 1394) |
II° Giovanni Murta (1345-1350) | | VIII° Nicola Guarco (1378-1383) |
III° Giovanni Valente (1350-1353) | | X° Leonardo Montalto (1383-1384) |
IV° Simon Boccanegra (1356-1363) (ristabilito) | | XI° Antonio Montaldo (1392-1393) |
V° Gabriele Adorno (1363-1370) | | XII° Francesco Giustiniano (1393-1394) |
VI° Domenico Fregoso (1370-1378) | | XIII° Antonio Montaldo (1393-1394) (ristabilito) |
Al di fuori del genovino d’oro si coniò 1/3 di Genovino (la terzarola) ed il grosso.
Le monete battute dai Dogi V e VI sono di aspetto analogo alle precedenti, a parte le legende
QVINT e
SEXTVS.
Gabriele Adorno fece battere il genovino d'oro del solito tipo, sempre praticamente puro e del peso di 3,5 grammi, nonchè il grosso d'argento, di aspetto analogo (peso gr. 2,7 circa).
Domenico Fregoso fece battere a suo nome il genovino d'oro (stesso aspetto e caratteristiche di peso e lega nei confronti dei precedenti), che è moneta oltremodo rara. Non fece battere grossi d'argento. Secondo alcuni - ma non se ne hanno le prove - Domenico Fregoso avrebbe fatto coniare invece dei denari
"minuti" (termine sul cui significato ci sono delle dispute).
Come ben si vede le monete genovesi sono in quell'epoca caratterizzate dalla quasi assoluta invarianza del soggetto, volte soprattutto a mantenere intatta la considerazione nonchè il prestigio presso i mercati nazionali e stranieri della moneta genovese, sempre facilmente riconoscibile.
La fine del XIV sec. fu caratterizzata da incessanti discordie civili. Nel 1396 Antoniotto Adorno incaricò i suoi adepti di inviare una rappresentanza a Carlo VI, Re di Francia, per offrirgli di sottomettersi a lui. L’offerta fu ovviamente accettata, ed il 25 ottobre dello stesso anno, le condizioni cui la Repubblica veniva sottomessa alla Francia furono firmate a Genova dal Commissario del Re.Il delegato del Re fu dapprima Walerand del Lussemburgo, Conte di Ligny, più tardi l Maresciallo di Boucicaut. Un grosso d’Argento, che portava solo il titolo di
GVBERNATOR IANVENSIV(m) e qualche “billons” (minuti) vengono attribuiti all’interregno che precedette l’arrivo del governatore francese.
Carlo VI° (1396-1409) fece monetizzare a Genova a suo proprio nome.
Questo stato di cose durò fino al 1409 e finì col massacro della guarnigione francese.
Le monete franco-genovesi di Carlo VI° hanno, tutte, gli stemmi che raccontano della città, una porta (janua) circondata dalla legenda “Corrado, Re dei Romani”, in ricordo del Re Conrad, che aveva accordato alla città, come già detto, il diritto di battere moneta.
Si possiede il ducato d’oro, il terzo di ducato in due varietà, il grosso e la (patacchina)
"petachina" d’argento che valeva 6 denari ed ancora qualche denaro in billon. Talvolta gli stemmi di Francia sono combinati con quelli di di Genova nello stesso scudo.
Il Re si chiama
K.REX.FRANCOR.D(ominus)
IANVAE. Le tessere monetarie che si trovano su qualche moneta sono le iniziali di qualche capoconiatore.
Esiste anche un grosso coniato dal suo luogotenente Waleran di Lussemburgo, Conte di Ligny (1397), con le lettere
L- L in campo.
Una serie analoga, meno le monete d'oro, è stata coniata a Savona. Questa è formata da billons con l’aquila coronata: patacchina, denari e piccoli denari con l'indicazione
(COMUNIS SAONE).
Nel 1409, i genovesi si affrancarono dalla dominazione straniera per ristabilire il Governo Ducale. La moneta d’argento con la scritta
LIB(er)TAS:I:XPO: firmata, deve esserre stata emessa in questa occasione, come anche il grosso che porta nel campo le lettere
T- M e che vengono attribuite a Teodoro di Monferrato, Capitano della Nuova Repubblica.
Non si è trovato alcun reperto numismatico dall’ XI° al XVI° Doge. Con il XVII° la serie riprende:
XVII° Giorgio Adorno (1413-1415);
XVIII° Barnaba di Goano (1415);
XIX° Tomaso Fregoso (1415-1421)
Al di fuori del loro numero d’ordine, i Dogi mettono ora le loro iniziali sulle specie.
Nel 1421 l’Armata di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, invase lo Stato di Genova. Il Doge non trascurò nulla per difendersi, ma vedendo che la città era disposta a capitolare, decise di rinunciare alla dignità dogale. Dal 1421 al 1435, la Signoria milanese restò a capo del paese.
Tutta la sua serie numismatica, ricca in monete
"a saldo" (per la paga?
monnaies d’appoint?), porta il biscione dei Visconti.
Dopo la cacciata dei milanesi si ebbe un nuovo seguito di Dogi:
XX° Isnardo Guarco (1436) | | XXIV° Giano Fregoso (1447-1448) |
XXI° Tomaso Campofregoso (1436-1442) | | XXV° Luigi Campofregoso (1447-1450) |
XXII° Raffaele Adorno (1343-1347) | | XXVI° Pietro II Campofregoso (1450-1458) |
XXIII° Barnaba Adorno (1447) |
A Pietro II° Fregoso si deve la coniazione di dodici monete d'argento, ove nella raffigurazione tenne ad esprimere il suo animo religioso facendovi incidere il monogramma di Cristo (J.H.S.).
Poi la Repubblica di Genova, ancora una volta si appoggiò al Re di Francia, Carlo VII° (1458-1468):egli era Delfino di Viennois dopo la morte di suo fratello Giovanni nel 1416. Le sue monete delfinali posteriori alla morte di suo padre gli procurarono i due titoli di Re e Delfino. Le loro tipologie rimasero stazionarie. Si trattava di stemmi inquartati o da un solo delfino, sia nello scudo a bordo gotico, nel campo e quasi sempre accompagnato da un giglio o da una piccola corona. Essendosi data nuovamente alla Francia, la Repubblica di Genova, sollecitata dal Doge Pietro Fregoso, dette il Governo a Giovanni, Duca di Lorena, che fu cacciato tre anni dopo (1461).
Il Ducato d’oro, coniato durante l’occupazione francese, come del resto il grosso ed i piccoli denari del tipo della
porta di Genova e dei fiori di giglio, rassomigliano molto a quelli di Carlo VI°. Ma su un ducato d’oro della colonia genovese di Chio, si vede il Re di Francia inginocchiato che riceve un vessillo dalle mani di San Lorenzo. Le lettere
C LI (Carolus Liberator) sono messe lungo il manico.
Dopo aver ripreso la sua indipendenza, Genova ebbe come Dogi:
XXVII° Prospero Adorno (1461) e XXVII°
bis Luigi Fregoso (1461-1462).
Riconobbe nuovamente il Duca di Milano (Francesco I° Sforza, 1464-1466) di cui il nome ed i titoli
DUX MEDIOLANI: D: IAN sono scritti su un Genovino e su un ½ Genovino d’oro.
Il regno di Galeazzo Maria Sforza (1466-1478) fu di lunga durata. Dopo una nuova sollevazione, il Doge del 1461, allora Governatore della città, Prospero Adorno (1478) fu investito del potere; le sue monete sono d’oro e d’argento con
P: A: G(ubernator)
: Z XII: CAPI(tanei)
POPVLI: IAN, perchè a lui erano stati aggiunti 12 consiglieri. Essi datano questo regno effimero.
Gli ultimi Dogi di quest’epoca furono:
XXIX° Prospero Adorno (1478);
XXX° Battista Fregoso (1478-1483);
XXXI° Paolo Fregoso (1483-1488),
Essi precedono la lotta fra gli Sforza ed i Re di Francia.
Una delle serie più collegate fra le monete genovesi è quella dei piccoli
“billons” con le iniziali dei nomi dei monetari. Fino ad ora si conoscono quelle dei Dogi dal XXI°, XXII°, XXIV° a quelle XXVII°
bis e XXXI°, ma non hanno un numero ordinale.
Infine importanti emissioni di monete genovesi furono fatte in Oriente a Lesbo, Chio, Focea, Famagosta e Caffa.